Domenica Ascensione 2015
Quante attese nella nostra vita. Quante sono pericolose o deluse? Una buona parte della nostra esistenza è guidata dal soddisfare le attese di chi ci è accanto. Per un bisogno di amore, di protezione, di riconoscimento, soddisfare le attese che molti pongono in noi, è prioritario. Tutto è compiuto per ridurre una paura nascosta “dentro”, per evitare una situazione insostenibile: l’abbandono. Toglie il fiato e il sonno pensarci senza qualcuno vicino con cui condividere il cammino. Credo che all’origine dell’aggressività ci sia quella che viene definita “sindrome dell’abbandono”, un nome che gli specialisti usano per raccontare le ferite e la fatica di chi si ritrova confuso nei suoi sogni e lontano dall’amore delle persone in cui ha posto la fiducia.
2^ domenica di Pasqua – anno A – 2014
Cambiano le mode e i tempi ma per le grandi occasioni si indossa l’abito più bello, più elegante. Attraversiamo tutti l’età della ribellione, della pretesa di essere diversi esagerando nella stravaganza del vestire o nel bisogno opposto di indossare capi “firmati” per essere accettati credendo erroneamente di elevarci su altri. L’abito migliore, quello che viene indossato quando ci si reca in chiesa è detto, nella lingua popolare portoghese: “vestito per vedere Dio”. Questa espressione nasce dalla convinzione che, di domenica, la comunità in festa si raduna per “vedere il Signore”.
IV domenica di quaresima 2014
Alcune cose riusciamo a vederle, altre ci sfuggono. Crescono con un ritmo incalzante le informazioni scientifiche che ci permettono di esaminare, controllare, quantificare tutto ciò che è materiale. Ci incuriosiscono, ci appassionano al punto da indurre alcuni al credere che sia vero ed esista solo ciò che può essere visto con gli occhi, constato con i sensi.
VI domenica T.O. anno A
Ho sempre sentito dire fin da piccolo che demolire costa meno che ristrutturare. Sarà per una questione economica o per un fattore culturale ma spesso la tentazione è quella di fare piazza pulita del vecchio. Possiamo demolire o ristrutturare edifici, ma anche le idee e le vite delle persone. Cosa ha fatto Gesù con l’umanità che ha incontrato? Ha ristrutturato o demolito con il suo messaggio, con il suo agire?
Presentazione del Signore (2 febbraio 2014)
Vorremmo vederlo. Vorremmo vedere un segno qualche volta. Una risposta, una scelta, una conferma a tutte le promesse, a tutte le parole annunciate e ascoltate. E’ così con gli uomini, ma soprattutto con Dio.
II^ domenica T.O. anno A - 2014
Cominciano da piccoli a darci un nome per chiamarci, per presentarci ad altri, per catturare la nostra attenzione ed istruirci. Un nome che ci distingue, un nome che scandisce ritmi e tappe della vita. Un nome che diventa nel tempo motivo di ansia e tensione quando, inseriti nel mondo educativo e scolastico, è occasione di verifica e di giudizio. Un nome che diventa motivo di prestigio se esprime una carriera e un successo raggiunto. Un nome che è motivo di vergogna e di scandalo se manchiamo il bersaglio della vita. La vita ci chiama a dare risposte, a scegliere per manifestare direzione e desideri. Qualcuno chiama questo percorso progetto di vita, altri vocazione. Resta il fatto che la vita “chiama”, ci interpella, per affidarci gradualmente compiti e responsabilità. Chi rifiuta di rispondere, lentamente muore, lentamente perde il sapore della vita.
IIIIV domenica T.O. Cristo Re
La nostra vita inizia attraverso un processo di dipendenza. Nasciamo così piccoli ed inermi, che abbisogniamo di tutto. Ci manca sempre qualcosa, auspichiamo sempre a qualcosa. Il pianto del neonato usato per segnalare la soddisfazione di bisogni, si trasforma lentamente in linguaggio, parole che traducono desideri e aspettative. Il pianto, primo codice, diventa strutturato con la voce, spesso usata per iniziare l’attività del nuovo lamento che può durare tutta la vita: “la mormorazione”. E’ il lamento crudele e spregiudicato di fronte alle continue delusioni e ingiustizie della vita. E’ il lamento di chi si sente tradito o di chi fa l’esperienza del fallimento, amareggiato dal mondo, dagli uomini e alla fine deluso da Dio stesso.
XXXII domenica T.O. 2013
Quando abbiamo commesso degli errori spesso ci siamo sentiti dire: “perché non ha riflettuto prima di agire?”. Bisogna riflettere! Ognuno di noi ha molti motivi per farlo, ma seduti a tavola in un clima di confidenza un “caro Amico” ci ha chiesto di riflettere su un argomento, una dimensione molto importante della vita. E’ l’esperienza che più ci accomuna, che tutti condividiamo senza sorta di ingiustizia o di privilegio. Allo stesso tempo ci spaventa riflettere su questa dimensione, anzi si corre il rischio di essere inopportuni quando si tratta l’argomento. Gesù a mensa ci invita a riflettere sulla morte! Sembra un argomento fuori luogo, ma è a partire dall’annuncio e dalla riflessione sulla sua morte e risurrezione che la nostra vita può cambiare.
XXX Domenica T.O. anno C 2013
La legge è uguale per tutti ma non tutti possono pagarsi dei buoni avvocati, e i giudici non sempre sono imparziali. Dio che è chiamato un giorno a dare un giudizio definitivo, assomiglia ai giudici di questo mondo?
Nell’Antico Testamento viene dato quest’ordine a colui che in Israele deve amministrare la giustizia: “Non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti” (Dt 16,19). Disposizione saggia. Da un giudice che riceve regali non si può certo aspettarsi imparzialità, ed è facile addomesticare le sentenze. Nasce la domanda allora: Dio può essere corrotto? Può essere addomesticato, deviato nei suoi intenti dalle nostre scelte, dalle nostre offerte?
XXVIII domenica T.O. anno C
C’è il pericolo di ridurre il messaggio del Vangelo ad una lezione di galateo. Essere educati a comportamenti e atteggiamenti che hanno come unico obiettivo l’essere accettati dalla comunità o al popolo di appartenenza. Il Vangelo di Luca ce lo ricorda quando racconta di dieci lebbrosi che cercano la guarigione da Gesù (il dieci indica la totalità, la comunità) ma solo uno, una volta guarito torna dal Maestro grato e riconoscente. Per gli altri è stato sufficiente essere “accettati dal mondo”, accolti nuovamente, reintegrati, senza preoccuparsi di riconoscere e affermare che Colui che Salva è solo Gesù unico mediatore dell’amore di Dio.