Possiamo pensare che il grado di corruzione oggi denunciato, sia il segnale che il denaro è scelto come via privilegiata per raggiungere i nostri obiettivi di felicità. Nessuno è escluso da questa piaga, da questo pensiero. La storia degli uomini, la storia della salvezza narrata nella Bibbia, denuncia ciclicamente questo pericolo. Lo stesso profeta Sofonia (VII secolo a.C.) in questa terza domenica di avvento, ci ricorda che all’inizio del suo ministero, la classe dirigente, politica e religiosa e il popolo stesso, è completamente corrotto, ha abbandonato la fede e ha tradito il suo Dio (Sof 1-3). Il profeta denuncia e minaccia catastrofi!
Serve del tempo e la disponibilità ad una conversione per verificare l’inefficacia di una strategia che usa ogni risorsa solo per accumulare denaro per avvicinarsi alla gioia. Un esempio di questo desiderio di cambiamento viene narrato nel vangelo di Luca nell’incontro tra Giovanni Battista e le folle. Lo interrogano le persone semplici, gli amministratori o esattori delle tasse, gli uomini d’armi.
Giovanni risponde senza togliere identità a nessuno, senza snaturare la loro storia, la loro professione. Alla domanda: “cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,10) cerca di suggerire una via non solo del cosa, anche del come fare. Questa domanda è ripresa più volte nell’opera di Luca (At 2,37; 16,30; 22,10). Indica la completa disponibilità ad accogliere la volontà di Dio da parte di chi si rende conto di essere andato fuori strada, pronti e decisi a cambiare vita.
Le risposte di Giovanni sono note. Non sono risposte religiose, orientate a pratiche del culto che potrebbero diventare un alibi per non cambiare nulla. Ma sono prima di tutto, risposte orientate a migliorare le relazioni con il prossimo e la gestione dei beni, per evitare forme di possesso e di accumulo. “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha…” è aprire l’armadio, non solo per il cambio stagione ma per offrire sostegno a chi è in difficoltà. Nel dono, nel condividere,una nuova gioia. “Non esigete nulla di più di quanto è stato fissato…” se hai responsabilità di gestione economica, evita di estorcere denaro ai più deboli. Nella verità e nella giustizia, una nuova gioia. “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe” … a chi, con le armi e l’uso della forza saccheggia e ruba, perché mai sazio …. Non la violenza, ma nell’umiltà di saper gustare le cose semplici, una nuova gioia.
Cosa dobbiamo fare ancora? Mi accorgo che i veri cambiamenti non sono mai immediati, veloci. Nell’Evangelii Gaudium troviamo: “Il tempo è superiore allo spazio” (enciclica di papa Francesco). È un principio che ci «permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi». […] Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici». A Natale troviamo la nascita della misericordia in Gesù, ma Lui attende da noi la conversione profonda del nostro cuore.
d. Andrea