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30 Ott

XXXI domenica - Tutti i Santi 2015

Mi piace la frutta, e quando posso, mi concedo una breve sosta per gustare quello che trovo nel frigorifero. Non mancano mai le banane, e in questo periodo neanche le mele.

La mela mi riporta all’infanzia, quando a casa se ne acquistavano in quantità a buon prezzo, per risparmiare qualcosa e si custodivano al fresco in garage per essere mangiate durante i mesi invernali. In famiglia c’era chi preferiva addentarla a morsi senza sbucciarla, per ridurla ad un torsolo pronto per essere scartato. Per me sbucciare la mela era ed è rimasto un rito. Non procedo ruotando attorno alla mela con la lama del coltello con un’unica mossa. Mi piace dividerla in quattro parti. Curo la direzione della lama, la quantità della buccia da asportare, mai troppo profonda, e per ultimo scarto i semi, quasi a creare nel pezzo tagliato una barca che naviga dalla mano alla mia bocca.

A distanza di anni questo rito mi mostra il percorso della gioia, un immagine per avvicinarmi alle beatitudine, alla santità. Il frutto che ricevi, anche se lo acquisti, è sempre un dono, non è opera nostra e va custodito. E’ così per il nostro spirito, la nostra vita. Puoi consumarlo velocemente solo per soddisfare l’appetito, senza guardare dentro e in profondità. Ma se ti prendi del tempo, inizia un rito. Gesù non lascia solo parole ai suoi discepoli e a tutti gli uomini, ma una via per gustare in profondità ogni istante della vita. C’è un tempo per acquistare sapienza, nell’ascoltare e comprendere come procedere. C’è un tempo per sperimentare, per tagliare, per incidere oltre le apparenze e togliere la buccia, per allontanare ogni impedimento alla verità, alla natura del nostro cuore. La mela va mangiata, gustata, così è per la vita. E’ l’invito a non sprecare tempo, risorse, per evitare di far marcire il frutto. Gesù chiede di sceglierlo, di seguire il suo amore, la sua parola, per non fare marcire risorse e doni del nostro spirito. Ne va della nostra felicità.

Ma non basta accogliere il dono, purificarlo dall’esteriorità, dalla vanità, dall’etichetta che ha la presunzione di ricordarti qualità. L’essenza della mela non è mai fuori, ma dentro. Al centro contiene i semi, che non ingoiamo, ma che raccogliamo e piantiamo per dare speranza e vita nuova. Non fermiamoci solo alla fame, che richiede una soluzione veloce, ma guardiamo anche al futuro, guardiamo oltre, la dove il mondo ti sembra indicare solo scarto.

I santi sono uomini che hanno guardato dove gli altri non vogliono guardare, hanno toccato quello che altri rifiutano di accogliere. Hanno piantato quello che altri hanno scartato. Non sono stati guidati solo da piaceri effimeri, ma hanno accolto lo sguardo di Dio. Hanno guardato dentro alla solitudine, al pianto, all’ingiustizia, alla prova.

Il seme è piccolo, non si vede mai dall’esterno. E’ ricco di energia, di risorse, di novità, e porta nuovi frutti se incontra le condizioni per svelare il suo tesoro. Il nostro cuore cerca la felicità, ha bisogno di piccole azioni per ritrovare fiducia,ha bisogno di un terreno che accolga la fragilità iniziale per trasformarsi in una pianta adulta e matura a tempo debito. I Santi hanno scelto il Signore come terra feconda, si sono offerti per essere trasformati in nuovi frutti a vantaggio di altri uomini.

d. Andrea