Tutti i vangeli raccontano i dubbi e le paure dei discepoli e di coloro che sono stati testimoni diretti della risurrezione. E’ un modo per sottolineare che questi uomini non sono stati dei creduloni, che la fede non è una resa davanti all’evidenza, ma è una risposta libera ad una chiamata. Ci sono sempre buone ragioni per rifiutarla e il fatto che esistano dei non credenti prova che Dio agisce in modo molto discreto, non si impone, non fa violenza alla libertà dell’uomo.
Se scegli di credere sentirai forte in te l’azione dello Spirito che lentamente e gradualmente ti istruisce per la tua conversione. Il peccato infatti, il rifiuto di Dio, nasce spesso nel pensiero; ci ripetiamo che non siamo in grado di vivere la vita come sarebbe bene fare. Il peccato è prima di tutto un atto di sfiducia, perché pensiamo di non essere all’altezza. Dobbiamo ricordarci che Cristo è risorto per la conversione e il perdono dei peccati, che Cristo è dalla nostra parte, e ci spinge a vivere al meglio delle nostre possibilità. Conoscere Cristo, conoscere il suo amore, significa affidarsi a Lui, lasciare che ci conduca, abbandonando quella vita bugiarda, quella vita che non si fida di poter migliorare. La conversione ti permette di guardare la croce non come la sconfitta di Dio, ma la rivelazione del suo amore non piegato al rifiuto umano.
“Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate, ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo il giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati...” (1Gv 1-2a). C’è il rischio di diventare testimoni di un facile ottimismo, dove il peccato è vinto senza fatica, ma Giovanni, discepolo amato del Signore, ricorda alle prime comunità che si diventa testimoni di misericordia quando comprendiamo che il perdono offerto a tutti gli uomini è stato conquistato con la passione e morte di Cristo. Quando accogli la misericordia del Signore, la tua fragilità rimane ma viene trasformata, e questo dono può diventare testimonianza per ricordarti e ricordare l’urgenza di fare verità “dentro”. Ecco l’uomo nuovo, l’uomo che non si giustifica dei suoi errori, che non si nasconde nel labirinto della mente, che non fa la vittima con chi propone nuove responsabilità, che non ha più bisogno di usare violenza per nascondere o mimetizzare paure.
Per molti i dubbi rimangono, ma di sicuro le loro domande diventano motivo di indagine, di ricerca. Qualcuno prima di noi ha creduto, è stato testimone, ha piantato nei nostri cuori, nella nostra mente un nuovo desiderio, uno spazio di vita dove con l’aiuto del Signore è possibile ricominciare ogni cosa. Non conta quante volte sei caduto, ma quante volte hai deciso di rialzarti. Racconta e sii testimone di questa risurrezione a chi ti incontra.
d. Andrea