S.Paolo scrive alla comunità di Corinto (nell’attuale Grecia): “Fratelli, mentre i giudei chiedono miracoli e i greci cercano la sapienza …” (1Cor 1,22). E’ la reazione di due popoli, di due culture, di due mentalità in risposta alle grande contraddizioni del mondo. Da una parte i giudei denunciano una giustizia che ha bisogno di un intervento forte e straordinario di Dio, una manifestazione spettacolare come era accaduto durante l’esodo per il popolo d’Israele, un prodigio per una nuova giustizia dopo secoli di schiavitù e oppressione. Dall’altra parte i greci non credevano nei miracoli e si fidavano solamente della razionalità, di prove attendibili e credibili per un rinnovamento. In altre parole facciamo da soli e a modo nostro!
S.Paolo continua: “ … noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23). Per Paolo, Cristo crocifisso è la risposta alla nostre domande, è il messaggio del nostro predicare: in Lui c’è il segno dell’amore di Dio, e di fronte a questo amore nessuno può rimanere indifferente, tutti sono invitati a prendere posizione.
S.Paolo elenca due posizioni pericolose: quella dei giudei che considerano Gesù crocifisso uno scandalo e quella dei greci che lo considerano una follia. I due atteggiamenti sono denunciati da Paolo perché possono infiltrarsi anche nelle comunità cristiane. Ci può essere chi ragiona come i giudei e considera la fede e la religione per ottenere grazie e miracoli, per essere preservati da sventure e dalle disgrazie che colpiscono gli altri uomini. Molti cristiani non venerano forse i santi più come autori di prodigi che come testimoni di colui che ha dato la vita per i fratelli? Gesù è stato sfidato e continua ad esserlo, di scendere dalla croce.
Ci sono anche i cristiani che si comportano da greci: pretendono prove razionali della fede, e dimenticano per chi giudica ogni cosa secondo i criteri degli uomini, che la proposta di Cristo rimarrà sempre una follia, il donarsi gratuitamente per amore, per rinnovare e migliorare ogni cosa.
Nei versetti successivi della lettera troviamo: “… ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,24-25). Dio accusato di essere stolto dagli uomini, un Dio che accetta la sconfitta e l’umiliazione. E’ un Dio che non rinuncia però ai suoi desideri, un Dio che non fa sconti alla giustizia, ma dà una risposta chiara e forte alla corruzione. Dio fa una scelta coraggiosa e sapiente a favore del debole, dell’oppresso, di chi è rifiutato. Un Dio che ci sostiene quando ci facciamo deboli, pronti a liberarci dell’arroganza e della violenza. L’invito ad essere forti nella fede, irremovibili nella via, nella coerenza di una vita che senza miracoli o follie vane, sceglie la potenza dell’amore. Chi ama rischia di essere colpito, tradito, incompreso, rifiutato, è colui che sente forte la chiamata di Dio a predicare la Sua croce, non come scandalo ma come anticipo della risurrezione.
d. Andrea