Il numero quaranta aveva parecchi significati, si riferiva alla vita di un’intera generazione oppure stava per tutta una vita. Aveva anche un altro significato che ora ci interessa in modo particolare: indicava un periodo di preparazione (più o meno lungo) a un grande avvenimento.
Per esempio: il diluvio durò quaranta giorni e quaranta notti… e preparò un’umanità nuova; quarant’anni passò il popolo d’Israele nel deserto… per prepararsi all’entrata nella Terra Promessa; quaranta giorni fecero penitenza gli abitanti di Ninive… prima di ricevere il perdono da Dio; quaranta giorni e quaranta notti camminò Elia… per raggiungere il monte di Dio; quaranta giorni e quaranta notti digiunarono Mosè e Gesù… per prepararsi alla loro missione. Allora, per preparare la più grande di tutte le feste cristiane, la Pasqua, quanti giorni sarebbero stati necessari? Quaranta, naturalmente!
Oggi potremmo dire dal punto di vista della psicanalisi, che quaranta sono gli anni necessari per attraversare la soglia ultima dalle illusioni alla realtà… la vita concede un tempo per raggiungere la maturità e la responsabilità delle proprie scelte. Dal punto di vista spirituale, quarant’anni sono il tempo utile per “tornare a casa”, non tanto nel luogo d’origine, ma nel tornare ad obbedire al proprio sentire, alla propria coscienza, dopo aver alimentato per anni un Ego, un’immagine distorta della nostra persona.
Per cogliere i frutti spirituali della Pasqua i cristiani hanno capito lungo i secoli che questa festa andava preparata. Cominciarono allora a introdurre l’uso di farla precedere da due giorni dedicati alla preghiera, alla riflessione e al digiuno, in segno di lutto per la morte di Cristo. Pian piano questo periodo di preparazione fu ampliato e nel secolo III divenne una settimana, poi passò a tre settimane, finché nel IV secolo si arrivò a quaranta giorni: era nata la Quaresima.
Iniziamo questo tempo di quaranta giorni per prepararci a vivere in pienezza il cambiamento che lo Spirito offre alle nostre menti, alla nostra vita, alla nostra Chiesa. E’ triste e pericoloso trovarsi sprovveduti di risorse, di informazioni e consapevolezza nei momenti importanti del nostro cammino. Tanto il Natale avvicina i nostri cuori alla nostalgia dell’amore di Dio, tanto è vero che ancora oggi la Quaresima e la Pasqua sono vissute come un tempo troppo impegnativo. Ci sentiamo liberi di modificare o tradire questa proposta, di sminuirla nella sua forza e importanza, ma così corriamo il rischio di non comprendere l’azione salvifica operata da Dio in Gesù Cristo e peregrinare sofferenti senza meta. Oggi il vuoto e la sfiducia sembrano prevalere laddove non si vive la Pasqua come l’annuncio della vittoria dell’amore, della luce, della speranza.
d. Andrea