Osservo e ascolto quanta distanza c’è tra realtà e sogni, tra idee e progetti, tra parole vuote e azioni silenziose, tra bisogni e aiuti. Quando qualcuno riesce a ridurre questa distanza, quando le nostre azioni tentano di avvicinare ciò che sembra lontano, ecco comparire nella bocca di chi riceve l’aiuto una parola: “sei un angelo”. E’ solo un modo dire, un’immagine, una metafora?
Nella cultura biblica l’angelo è nato per “colmare una distanza”. L’angelo è colui che è mandato per trasmettere una notizia o compiere una determinata azione in nome di un mandatario. La Bibbia ci testimonia che Dio non agisce in favore dell’uomo in modo diretto, ma attraverso intermediari e questi appunto, sono chiamati “angeli”. Al popolo di Israele che si appresta a lasciare l’Egitto dopo 420 anni di schiavitù il Signore dice: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti nel cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui…” (Es 23,20-23). Chi è questo angelo inviato dal Signore? Non è uno spirito invisibile, ma è Mosè, un uomo che ha accettato l’incarico di servire il Signore per liberare un popolo. Un uomo che ha smesso di giustificarsi dei suoi limiti e dei suoi errori, dei suoi impegni e delle sue paure. Oggi potremmo dire che chiunque si presta ad essere intermediario dell’opera della salvezza di Dio è un suo “angelo”.
Eccoci! Siamo una comunità in cammino prossimi a importanti eventi. Tra chi in modo superficiale si lascia scivolare sulle spalle ogni disponibilità e risposta, c’è chi invece si fa “angelo”. Penso agli angeli del Centro di Ascolto Vicariale (Caritas) che in silenzio fanno da spola tra i bisogni degli ultimi e le risorse frutto di tanta generosità; persone che insieme agli assistenti sociali cercano di colmare una distanza tra le tante parole e gli aiuti concreti. Penso ai volontari della fiera che colmeranno la distanza tra il bisogno di far festa e la ricerca di relazioni e servizi gratuiti che appagano più di ogni ricchezza o retribuzione. Penso a chi nel nostro territorio opera per il bene comune al di là di colori e schieramenti politici e fanno nell’attenzione al prossimo un risposta di vita. Penso ai catechisti e agli animatori chiamati a colmare la distanza tra il cuore dell’uomo e l’amore del Signore; educatori coraggiosi al servizio del Regno di Dio, mediatori a volte impreparati ma formati e guidati dall’azione dello Spirito. Penso agli angeli che nelle nostre famiglie sono accanto agli anziani, agli ammalati e senza riserve cercano di colmare una distanza tra il desiderio di guarigione e dare un significato anche a chi privo di forze è debilitato nel corpo. Penso agli imprenditori che cercano con coraggio di camminare con i loro dipendenti per trovare insieme risposte e idee per colmare la distanza tra il diritto ad un lavoro e la dignità nel lavoro stesso. Penso ai genitori chiamati a colmare una distanza tra i valori della vita e le generazioni stordite da suoni e sostanze inebrianti. Penso ai figli che cercano angeli, compagni di viaggio, testimoni coraggiosi e credibili per trovare il desiderio di crescere, impegnarsi con responsabilità e forza nel dare forma ai loro sogni. Penso ai sacerdoti che non ancora stanchi e delusi trovano nella misericordia del Signore il desiderio di colmare la distanza tra la fragilità dell’uomo e i carismi presenti nell’animo umano.
don Andrea