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08 Ago

14° ASSUNTA - anno A  2023

            E’ un’esperienza comune: non servono grandi parole, in alcune occasioni ciò che conta è: esserci! Nei giorni di grandi soddisfazioni o in quelli abitati dal dolore, la presenza, la vicinanza di qualcuno, fa la differenza. E’ un aiuto simbolico ovviamente, nessuno si può sostituire a noi, come in una gara di ciclismo in salita, quando la squadra accompagna il capitano, il leader, per dargli il ritmo, la presenza, senza sostituirsi alla fatica. Come pure la gioia è tale, solo quando è condivisa.

Esserci! Mi riporta alla figura delle madri, anche della mia se la ripenso a distanza di anni. E’ la storia di Maria madre di Gesù e madre nostra, che non si sottrae alla sua chiamata, discreta e attenta alla vita del figlio. Esserci, è riconscere un compito, è servire senza fare rumore, è offrire quella preghiera a Dio per accogliere ogni evento con pazienza, per comprendere i progetti misteriosi che la vita ci consegna. Esserci, per segnare la fiducia di ogni figlio, che coglie la guida e il riferimento necessario per non smarrirsi nei giorni di sconforto. Esserci, custodendo nel cuore il dolore e l’impotenza di fronte alle prove e alla morte stessa. Non a caso la preghiera dell’Ave Maria, ci prende per mano nelle tappe del cammino della vita, e la invochiamo in quelle solennità che la liturgia ci ricorda ogni anno. Una di queste è l’assunzione di Maria al cielo nella gloria di Dio.

“Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te”, e tu sei con noi. “Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù”. Il grembo che diventa luogo di incontro, di accoglienza e protezione per ogni creatura. Un grembo che ascolta le emozioni, che sussulta di gioia se lo Spirito di Dio abita nelle nostre case, le nostre relazioni. “Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto»” (Lc 1,40-45).

“Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen!”. Esserci, è la grazia divina consegnata alle madri; capaci di amore gratuito anche quando la vita delude con la fragilità che ci appartiene, quando il peccato ci allontana dalla felicità e dalla verità stessa. Esserci, per intercedere, per invocare dal cielo misericordia e trasformare ogni lutto e ogni sofferenza in speranza.  E così la morte assume una luce diversa. Gesù primo dei risorti promette a chi crede la medesima sorte. Maria che rimane in silenzio sotto la croce, è lacerata nel cuore, ma abbandona ogni suo pensiero custodendo da sempre una fiducia infinita nelle promesse di Dio. “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»” (Lc 2,33-35).

Maria, viene amata e venerata dai cristiani, come la donna che c’è sempre stata, è assunta nella gloria celeste, in una condizione nuova. Maria, la “serva obbediente”del Signore, è presentata per tutti credenti non come una privilegiata, ma come il modello più eccelso, come il segno del destino che attende ogni uomo, che crede nell’adempimento delle parole del Signore. Dio non è impassibile di fronte alla morte. Lui c’è, Maria pure. Spetta a noi amarli e riconoscerli presenti.

d. Andrea

 

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