“Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti»” (Mt 13,1-9).
Gesù sedette lungo il mare. Sogna, spera, osserva, racconta. Lo riconoscono probabilmente dal suo stare, dal suo parlare, tanto da radunare attorno a sé molta folla. Sale su una barca per non restare “spiaggiato”. Non è certo uno che perde di vista l’orientamento delle sue azioni o la sapienza della sua parola. Sale per farsi vedere, per farsi ascoltare. Conosce la potenza e il limite della parola, dell’efficacia o meno di istruire attraverso di essa. Aveva ascoltato gli uomini parlare, e come spesso accade anche a noi, ci domandiamo: che affidabilità offre la parola dell’uomo? Non molta. Sconsolato e deluso, il salmista andava ripetendo: “E’ scomparsa la fedeltà tra gli uomini. Si dicono menzogne l’un l’altro, labbra bugiarde, parlano con cuore doppio” (Sal 12,1-2). E’ così anche per la parola di Dio?
La spiaggia, diventa per Gesù il luogo dove istruire e annunciare speranza. Legge e rivela il cuore dell’uomo. Denuncia pericoli e fragilità. Consegna forza e sapienza per rinnovare ogni cosa. Gesù si sposta dalla spiaggia, dal suo vociare, per attirare l’attenzione del nostro orecchio. Parla in parabole, racconta storie, per lasciarci esplorare il dono della libertà e la bellezza delle scelte. La sua parola si trasforma in seme abbondante, che senza riserve cade nel cuore di ciascuno e lascia a noi la responsabilità del raccolto. Spetta al nostro orecchio depositare e custodire quel mistero che solo lui consegna ad ogni uomo, per conoscere di quale terreno (pasta) siamo fatti, da quali emozioni siamo guidati, da quali preoccupazioni siamo dominati.
Gesù si mise a sedere, prima sulla spiaggia, poi sulla barca. Non c’è fretta nel suo agire. C’è il tempo e il desiderio di condividere. Quella presenza concreta che fa la differenza, perché restituisce ai presenti la gioia dell’incontro.
“Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.” (Mt 13,10-11). C’è sempre il rischio di vivere la spiaggia inutilmente, per chiacchiere vuote e prive di senso, senza grandi pensieri o domande profonde. Certo il riposo e un po' di leggerezza serve, ma Gesù avvisa: “Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono” (Mt 13,12-13).
d. Andrea