Nel libro dell’Esodo, si narra di un processo pedagogico e salvifico. Dio rivela le sue leggi o parole, su due tavole di pietra, per un popolo, che oggi potremmo dire, “vive in una società liquida”, dove tutto è diritto o lecito. Un popolo di “dura cervice” che si esprime con la violenza.
Dio scrive su una pietra dove non si cancella facilmente, per permettere ancora oggi a chi la legge, di trovare una direzione chiara e raggiungere felicemente i propri desideri. “Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli” (Es 24, 12-13).
Più tardi nel libro di Samuele, un giovane di nome Davide, userà un’altra pietra per combattere Golia che si presentava con le armi e l’arroganza. L’agilità e la mira di un giovane, prevale sulla spada e la forza. Un solo colpo, una sola pietra, per ricordarci che la fedeltà a Dio vince: “Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai sfidato” (1Sam 17,45).
Sulla pietra fu scritta la legge, ma nell’inganno della mente, la legge può essere usata per colpire, per lapidare a morte, chi già debole ha perso ogni speranza perché non incontra misericordia. Gesù non è venuto ad abolire quanto scritto sulla pietra, ma inviterà scribi e farisei a fare verità nel proprio cuore, verso l’adultera e ogni peccatore. “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani” (Gv 11,4-9). Quella pietra lasciata cadere dalle mani, apre alla salvezza.
Ma c’è un’ultima pietra che tutti spaventa. E’ pesante! Siamo prossimi alla Pasqua, e all’inizio del tempo che lo segue liturgicamente parlando. Vita e Morte si scontrano. Luce e Tenebre si dichiarano. Tutto si complica, nei pensieri e nelle scelte. L’esito del combattimento sembra una sconfitta, un fallimento, una vergogna: la morte in croce di un’innocente.
Solo l’evangelista Marco ci racconta un dramma emotivo: “Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande” (Mc 16,1-4).
Una tomba vigilata e armata, nei suoi confini. Una pietra impossibile da spostare per gli interessi politici e le forze dispiegate. «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». E’ la pietra delle nostre sconfitte, delle nostre ferite, della nostra poca fede. E’ la pietra che nessuno può spostare. Solo alcune donne, nel nuovo giorno, il primo della settimana, si mettono in cammino oltre l’evidenza. Rendi i nostri passi decisi e profumati o Signore come loro. La Pasqua è l’annuncio che tu Signore, hai spostato il peccato dal nostro cuore, quella “pietra” che tutto trattiene e tutto condanna. Oggi, entri luce e vita eterna nelle nostre azioni, nelle nostre case. Pace a voi.
d. Andrea