Gesù arrivava dalla Galilea, terra maledetta, per annunciare un cambiamento: il centro della vita è il “confine!”. Ogni confine ci ricorda simbolicamente una soglia da attraversare, un tempo di verifica per essere abilitati a proseguire il viaggio. E così, la vita disorienta la via dei dotti e dei potenti sempre alla ricerca di visibilità e gloria per rimanere invece al centro del mondo, lontani dalla Verità.
Le prime parole, l’incipit che Gesù pronuncia nel Vangelo di Matteo, le rivolge a Giovanni Battista: “Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare” (Mt 3,13-15).
Prima di consegnare parole, Gesù cerca un rito, quel battesimo che già Giovanni Battista amministrava per la conversione dai peccati. In quella scelta ci svela una nascita spirituale, una nuova creazione, un inizio che ci consegna una domanda: vogliamo essere salvati? O vogliamo rimanere nell’agonia della superbia affettiva?
Nel battesimo Gesù colma la distanza creata dal peccato tra Dio e l’uomo, inconsapevole quest’ultimo della sua agonia e del suo malessere. Una umanità che non sa da dove ripartire, ma stimolata dal Salvatore si sente incontrata ai confini della solitudine. L’incipit è tornare visibilmente ad amare la volontà del Creatore. Quell’amore che prima di ogni cosa ci invita ad immergere mente e cuore nella misericordia del Padre. Il battesimo che diventa segno visibile di una risposta umile e fiduciosa, che porterà prima Cristo e poi noi, ad accogliere quella Pasqua, quel donarsi, per liberarci dalla schiavitù dell’egoismo, dell’idolatria di sé stessi.
L’incipit spirituale, davanti alle delusioni, alle amarezze e ai tradimenti della vita è: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare” (Mt 3,15). Gesù associa il battesimo al compimento di ogni giustizia. Quando giustizia è restituire alle parti ciò che a ciascuno appartiene.
Eccoci pronti ad iniziare questo nuovo anno con questo suggerimento e invito. Al Giordano andarono in molti. Al Giordano trovarono misericordia gli umili e i peccatori. Al Giordano di questo tempo abbiamo bisogno di restituire la nostra obbedienza al Padre. Sempre difficile questa scelta, mai indolore né scontata. E’ l’inizio però della gioia, perché lo Spirito Santo può rinnovare menti e cuori con quella creatività che ci rende messaggeri e testimoni di pace.
Scenda su di noi allora la benedizione del Signore proclamata il primo giorno dell’anno nella liturgia: “Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: «Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace». Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò» (Nm 6,22-27).
L’incipit nella nostra vita accade quando “lasciamo fare per ora il Signore perché conviene”. Il suo volto benedicente, sia seme fecondo per iniziare con umiltà ogni cosa in questo tempo.
d. Andrea