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24 Nov

CAMPANELLO

I^ Domenica T.O. anno A – 2022

La mia prima bicicletta aveva un campanello di quelli tondi con il coperchio avvitato. Era utile per segnalare inizialmente la mia bassa abilità nella circolazione, e nel tempo le mie traiettorie nella strada, quando questa era occupata da altri ciclisti o pedoni.

Di campanelli nella vita ce ne sono tanti, sempre con l’obiettivo di aiutarci a cogliere quei segnali, che se sottovalutati, portano allo scontro, alla caduta di qualcuno. Li chiamiamo anche campanelli d’allarme quando i segnali, che si accendono come spie di un cruscotto, ci vogliono avvertire di un pericolo.

Per i cristiani il tempo di Avvento prepara al Natale, come un campanello che per quattro settimane suona, per ritrovarci a credere alla presenza del Signore, alla sua nascita, non solo nella storia, ma nei nostri cuori. A Natale non festeggiamo il compleanno di un bambino nato duemila anni fa, ma celebriamo quella vigilanza che mai deve mancare nel nostro procedere, in attesa del ritorno glorioso di Cristo. Trascurare questo suono è restare nelle tenebre dell’ignoranza.

“E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne” (Rm 13,11-14).

Il campanello serve per svegliare, chi distrattamente procede in direzione contraria sulla nostra traiettoria, chi svogliatamente procede senza meta, senza senso, nel buio dei pensieri, che tanto appesantiscono il nostro procedere.

Senza campanello a Natale non nasce la luce, ma solo conflitti, con arte sospesi per qualche ora per farci gli auguri, con quel teatro malato e recitato in nome di un quieto vivere. Senza un campanello nel cuore, sorge l’arte della guerra, dei conflitti, delle passioni e delle divisioni.

Gesù è il campanello che vuole salvarci e istruirci. Vuole rivestirci di luce, con quell’abito santo che riconcilia e tutto rinnova con l’arte del ricominciare. Siamo una generazione che impara con fatica. Il tempo del Covid è stato un suono di campanello: aveva forse il compito di renderci più umili, attenti al debole, capaci di solidarietà, ma sembra aver provocato maggior aggressività nell’arte della guerra.

Siamo una generazione che vive nelle tenebre del peccato su tutti i fronti, etici e morali, economici e religiosi, e quando si vuole ricordarlo si trova spesso un coro numeroso che grida sempre più forte la legittimazione del decadimento scelto. “Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie”.

L’Avvento suona come un invito a restare in carreggiata, nella ricerca di quella direzione che allarga la mente e il cuore per rispondere con carità alle domande che ogni tempo consegna. L’Avvento si scontra con la propaganda del mondo che specula sul debole e mai ci fa conoscere la verità. Lungo la strada troviamo ostacoli e nemici ma: se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in battaglia.

“Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne”. Quando si parla di “carne” non si vuole togliere luce alla bellezza del nostro corpo, ma ricordare ogni atto di infedeltà al Signore. Gesù atteso susciti in ciascuno di noi i desideri di Dio, la vera felicità. Chi lo accoglie, suona la gioia della propria conversione.

 d. Andrea

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