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24 Ott

CORRUZIONE

XXX Domenica T.O. anno C 2013

La legge è uguale per tutti ma non tutti possono pagarsi dei buoni avvocati, e i giudici non sempre sono imparziali. Dio che è chiamato un giorno a dare un giudizio definitivo, assomiglia ai giudici di questo mondo?

Nell’Antico Testamento viene dato quest’ordine a colui che in Israele deve amministrare la giustizia: “Non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti” (Dt 16,19). Disposizione saggia. Da un giudice che riceve regali non si può certo aspettarsi imparzialità, ed è facile addomesticare le sentenze. Nasce la domanda allora: Dio può essere corrotto? Può essere addomesticato, deviato nei suoi intenti dalle nostre scelte, dalle nostre offerte?

In passato il popolo veniva invitato ad offrire sacrifici, o offerte per strappare al Signore l’espiazione delle colpe commesse, anche senza una radicale conversione del cuore. Pur mantenendo comportamenti di ingiustizia si offrivano animali al tempio. Il libro del Siracide  nella bibbia attacca duramente questa falsa religione: “Non cercare di corrompere il Signore con doni, non accetterà, non confidare su una vittima ingiusta, perché il Signore non fa preferenze di persone” (Sir 35,11-12).

Non solo Dio non fa preferenze di persone ma spiazza sempre le nostre attese di giustizia, spiazza sempre nelle risposte, nei comportamenti e nelle reazioni. Nella storia dell’uomo il Signore continua a parlare con il Vangelo, con questa Parola che ci introduce e ci immerge nel Suo mondo.

Ci racconta in parabole come rinnovare le nostre scelte, come guardare e approcciare la vita in modo diverso, per correggerci quando presumiamo di essere giusti. Due uomini salirono al tempio a pregare, racconta Luca nel suo vangelo, il primo un fariseo diceva: “O Dio ti ringrazio che non sono come gli altri, ladri e ingiusti …”, l’altro un pubblicano: “fermatosi a distanza … si batteva il petto dicendo: o Dio, abbi pietà di me peccatore” (Lc 18,9-14).

Farisei, uomini osservanti della legge, uomini retti, giusti, … Pubblicani profondi peccatori, abusavano del povero senza scrupoli … Il fariseo rivendica di meritare giustizia, cerca di piegare Dio nella sua valutazione perchè meritevole di giustizia e misericordia, cerca di coinvolgere Dio in un processo di separazione dagli altri. Il pubblicano non ha nulla da offrire se non la sua disponibilità a ricevere tutto dal Signore, a Lui si abbandona.

Una storia che ci porta a scegliere un personaggio, una storia che se capita ci ricorda quanto questa mentalità farisaica sia molto radicata anche nella comunità cristiana. E’ il desiderio profondo di inquinare e corrompere la vita, i nostri rapporti, la redenzione stessa operata da Gesù. Il Signore ci ricorda la sua predilezione per i peccatori non perché ingiusti, ma perché per salvarsi possono solo confidare nella pietà del Signore. Ecco perché Luca scrive: “Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14).

don Andrea

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