Ogni anno l’anno liturgico si conclude con la solennità di Cristo Re dell’universo. Un punto di rottura con tutte le ideologie del mondo che continuano a confondere il servizio con il potere, e a utilizzare ogni forma di menzogna a scapito della verità, cioè di quel bene comune che solo Gesù ha promesso e realizzato.
Interrogato dal potere Gesù dichiarerà: “Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici che io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?»” (Gv 18,37-38).
Sinodo e ascolto sono legate dal desiderio di non presumere di avere la verità. Gesù non dice: “chi ha la verità”, ma: “chi è dalla verità”. Il germoglio non è dunque una dottrina che si possiede, ma l’atteggiamento che caratterizza la vita del credente che si pone in sintonia con l’amore creativo del Padre, e si traduce in opere che comunicano vita agli uomini. Non si ha la verità, ma si fa la verità. Chi ha la verità invece, in base ad una dottrina o al potere che pretende di imporre, tende a separarsi dagli altri e li può giudicare. E’ l’inizio di un punto di rottura che non costruisce nulla.
“Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia” (Ger 33,14-16).
Il grande punto di rottura di questa generazione è di aver dichiarato Dio morto, la sua parola inutile, la sua proposta una follia. E’ nato così un germoglio, una nuova civiltà dedita unicamente a liberare il singolo affinché possa andare alla ricerca del piacere personale. Ma è un germoglio già secco perché non ha radici profonde e trascendenti. Solo emozioni senza fede, solo comunicazioni senza relazioni. Abbiamo lasciato morire non solo Dio nel nostro cuore, trascurando tutte quelle pratiche che ordinavano la vita attorno a scopi comunitari, ma stanno morendo anche le nostre anime nella profonda ingiustizia che ormai autorizza tutti a usare violenza e aggressività, per raggiungere vantaggi edonistici e obiettivi inutili.
Come cristiani vogliamo credere che “verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra”.
Iniziamo l’avvento per evitare di sentirci dei semplici turisti su questa terra, ma piuttosto pellegrini in un importante viaggio da compiere fianco a fianco con altri fratelli, uomini che sanno accogliere e ascoltare. Con questo atteggiamento rimaniamo in vigile attesa dei segni e della presenza di Dio, della sua venuta salvifica.
Se ripenso alla mia vita, il vero germoglio è stato riaccogliere Gesù nel mio quotidiano, ascoltare ogni giorno la sua parola che fa la verità, perché è parola viva che orienta agli altri, oltre ogni divisione e delusione. La famiglia prima e la comunità cristiana poi, sono diventati il terreno dove continuare a seminare e istruire.
Oggi allora acquista significato la parola “sinodalità”, non solo per un camminare insieme, ma come valorizzazione nei processi decisionali, delle specifiche competenze e carismi di ciascuno. Gesù è quel germoglio giusto, che esercita il giudizio e la giustizia sulla terra. E’ lui il che rinnova ogni tempo in speranza.
d. Andrea