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24 Apr

RIFUGIARSI

IV^ domenica di Pasqua – anno B – 2021

Ho paura di morire! E’ un’affermazione che può diventare un dramma se non trova un valido sostegno. L’esperienza della morte ci viene raccontata tutti i giorni; entra nelle nostre case, nelle nostre vite, ma potrebbe trovarci impreparati nell’elaborarla, con il rischio di derive e traumi pericolosi a livello emotivo, psichico, con serie conseguenze sulla salute fisica e spirituale.

La paura di morire può letteralmente paralizzare la vita di una persona e di una società, e trasformarsi in una pericolosa fobia o nevrosi. La paura di morire può diventare una forma di controllo quando manca una visione più ampia, quando manca la vita spirituale. Dove rifugiarsi?

Lo vediamo in questo tempo, lo abbiamo toccato con mano. Isolati e paralizzati, come storpi ci siamo seduti a mendicare notizie per qualche aiuto e rare promesse di sostegno. Sempre più stanchi diventiamo violenti e aggressivi; scintille di una piccola fiamma che possono innescare un incendio che non risparmia nessuno. Si promettono ristori per chi è privato della dignità e di un lavoro. Ci si affida alla scienza, che pur con i suoi progressi, rischia di essere a servizio dei poteri forti, per una vaccinazione che sembra più un censimento a cui non si può sottrarsi. Dove rifugiarsi?

“Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati»” (At 4,8-12).

Basta un semplice slogan - andrà tutto bene - per sdrammatizzare il pensiero della morte e gli stati emotivi ad essa associata? E’ sufficiente rimandare a tempo debito la nostra reazione a questo evento? Come cristiani dove possiamo rifugiarci? L’annuncio della risurrezione di Cristo, consegna oggi la speranza per questo mondo che sempre più trascura o rifiuta la Pasqua e il suo significato? Cosa significa comprendere che c’è vita dopo la morte, e vita eterna?

L’apostolo Pietro è l’uomo salvato, perché ha visto la morte in faccia ed morto nel momento in cui non ha avuto fede. La sua vita si era ridotta a sola paura, barricato e isolato in casa con i suoi amici, per paura di quel mondo che toglie respiro e ricerca chi a lui si oppone. Una pandemia sempre diffusa.

Ma dopo la Pasqua, dopo la Pentecoste, Pietro non teme di morire, non teme di essere testimone della verità. Si rende strumento di misericordia per quel mondo che è storpio e ha dimenticato la bellezza della fede. Pietro è quella chiesa che rialza chi ha scartato la salvezza e riconsegna all’uomo di ieri e di oggi la pietra d’angolo - Gesù - quell’edificio spirituale senza il quale non si rimane saldi nel tempo del morire. Gesù solo salva dalla morte e promette vita eterna liberando dalla paura chi crede in lui.. Non ci facciamo trarre in inganno da altro e da altri. Lo abbiamo già fatto per troppo tempo, scivolando in un baratro che vede solo buio e rassegnazione. In Lui dobbiamo rifugiarci.

I nostri giovani gridano il loro dolore con patologie e nevrosi sempre più gravi, perché noi adulti ci siamo lasciati sedurre dall’ideologia del benessere, trascurando la fede come se fosse un semplice accessorio a cui poter tranquillamente rinunciare. Leggiamo la morte ogni giorno, ma ci rifiutiamo di leggere le parole di vita eterna che la Bibbia ci consegna.

Non riusciamo ad ammettere che abbiamo bisogno del Signore, della sua voce che porta a fare la verità. Ascoltiamo ingenuamente la voce dei mercenari che confondono con menzogne le nostre coscienze, ma restiamo sordi alla voce del bel pastore perché esigente. Ci rifugiamo nelle cose facili e nei vizi, ma abbiamo dimenticato il gusto della fatica che ripaga con la vera gioia. Chi ama il Signore ama la sua voce, quella bella che guida le coscienze, orienta le menti e protegge dai lupi ancora oggi.

Senza Dio non sappiamo dove rifugiarci quando le prove si fanno pesanti. Sotto il cielo, solo il nome di Gesù può salvarci. Solo lui ha dato luce di speranza alle tenebre della morte e della sofferenza. Trascurare il dialogo e la conoscenza di Gesù, trascurare quella preghiera quotidiana per restare uniti a lui, è come affrontare disarmati il nemico. E il nemico c’è, è satana, che suggerisce quei pensieri di morte contro la grazia di Dio, e perseguita ogni autonomia che non accetti il regime della paura.

“Rendete grazie al Signore perché e buono, perché il suo amore è per sempre. E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo. E’ meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti. Ti rendo grazie, perché mi ha risposto, perché sei stato la mia salvezza” (Salmo 118).

I Salmi sono dei canti, delle melodie che custodiscono la memoria di un popolo che ha vissuto la storia della salvezza. Sono il tentativo di istruire l’uomo affaticato, ferito dalla vita, che ha saputo rielaborare con verità il rinnegamento di Dio e le sue conseguenze.

L’anima che torna a ringraziare, quella che sceglie di rifugiarsi nel Signore, trova pace nell’esperienza interiore dell’amore fiducioso. “Sei la mia salvezza Signore, solo in te riposa l’anima mia”.

d. Andrea

 

 

 

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