In questi giorni ci stanno suggerendo di igienizzare i nostri ambienti di vita e di lavoro. In passato erano semplici pulizie, oggi si vuole andare oltre. Siamo riusciti con le recenti tecnologie a vedere le particelle prodotte da un colpo di tosse. Abbiamo capito l’urgenza e l’importanza di mantenere le distanze uno dall’altro, in questo tempo di emergenza sanitaria, siamo esortati a rispettare questi atteggiamenti per la salute nostra e degli altri. Ma la nostra anima come vive tutto ciò? Quali stimoli riceve da questo clima di paura e confusione? Saremo capaci di gestire con sapienza i prossimi tempi? Siamo ancora contaminati dal peccato che cerca sempre e solo la propria volontà e non quella di Dio?
“Carissimi, ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime” (1Pt 2,20b-25).
Questa lettera è stata scritta per esortare all’amore e al bene, coloro che aderendo a Cristo si trovavano di fronte a prepotenze, vessazioni e ingiustizie. Essere cristiano all’ora era considerato “pandemico”! Come comportarsi con chi ci provoca e maltratta? Con chi ci priva della dignità? Si può reagire ricorrendo alla violenza?
Pietro fa riferimento a Gesù e al modo con cui ha risposto all’ingiustizia. Poteva contare su dodici legioni di angeli, non sui dodici discepoli paurosi, ma si è consegnato inerme a chi era venuto ad arrestarlo con spada e bastoni (Mt 26,47); ha condannato l’uso della spada come mezzo per ristabilire la giustizia (Mt 26,53); ha chiamato “amico” Giuda nel momento in cui lo consegnava nelle mani dei nemici (Mt 26,50) e sulla croce ha perdonato coloro che lo stavano uccidendo (Lc 23,34). Pietro fa riferimento al famoso testo del profeta Isaia: “Egli non aveva peccato, non si era trovato menzogna alcuna alla sua bocca … Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, soffrendo non minacciava vendetta” (Is 53,9ss). Gesù non esorta con una semplice informativa sulle “pulizie”, ma igienizza in profondità le intenzioni del nostro cuore, se vuole rispondere con amore in ogni situazione.
Temo che nei prossimi mesi dovremmo aiutarci a mantenere la calma. Decisi, prudenti, in attesa di far ripartire una vita ordinaria che sarà comunque provata nella psiche e nello spirito. Servirà verità nelle parole, umiltà nelle scelte, coraggio nella testimonianza.
L’amore a cui siamo chiamati come cristiani non è semplice solidarietà o carità. “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime”. Non ci ha salvati la morte in croce di Gesù come spesso si sente proclamare, ma il suo amore per noi, che ha igienizzato i nostri cuori da ogni peccato e superbia. E’ questo peccato che, accolto e non ripulito, sfocia in violenza e propone ancora l’uso della menzogna e la morte dell’innocente.
Senza Cristo la nostra vita è un semplice vagare senza meta e relazioni vere, un semplice accumulare per avidità. E’ lui il pastore delle nostre anime, è lui il custode della nostra vita. Ha agito in modo concreto, non recitando una parte o con finte promesse. Le altre voci spesso confondono e Gesù, senza mezze misure, le chiama quelle di ladri e briganti.
In questi giorni preghiamo in silenzio. Preghiamo la Vergine Maria per ascoltare la voce dello Spirito Santo. Sapremo allora agire per un tempo nuovo pieni di forza e di grazia.
d. Andrea