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03 Mag

III^ di Pasqua – 2019

E’ la domanda più inquietante perché attende la risposta più desiderata o temuta: Mi ami? Niente è nessuno può obbligare un’altra persona ad amarla. Siamo liberi di scegliere, di rispondere: Si oppure No. La risposta, solleva o meno dalla nostra inquietudine alla solitudine. Non stiamo bene da soli, ma non stiamo bene neppure con qualcuno che non ci ama.

Amare chi ci vuol bene è facile. Amare chi ci corrisponde è aprire le vele quando il vento è favorevole. Ma quando manca l’aria, quando i nostri errori ci tolgono il fiato, come possiamo pensare di essere amati? Sembra fuori luogo, senza senso che qualcuno provi a darci ancora fiducia. Tutto è orientato al fallimento, al vuoto e a sforzi inutili.

“Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»” (Gv 21,15-19).

Pietro aveva rinnegato tre volte il Signore. Era tornato sui suoi passi. Rassegnato a pescare con le reti vuote. Quando in Galilea per la terza volta Gesù lo incontra, Lo invita sulla sua parola a ricominciare tutto nella fedeltà. Le reti si riempiono, mangiano insieme. Pietro non merita fiducia, è stato un pessimo responsabile della Chiesa nel momento difficile, ha abbandonato gli altri e si è dato alla fuga lui stesso. Pietro ha sicuramente perso la fiducia in se stesso, ma Gesù stupisce con la sua domanda: Mi ami? Non gli chiede se ha imparato la lezione, se è diventato più forte, più prudente, più santo. Gli chiede se ha imparato ad amare. Gesù domanda sull’amore. Pietro avrebbe accettato anche la logica del risentimento e del rimprovero da parte del Maestro. Gesù vuole dialogare: “Mi vuoi bene?” è la domanda che Pietro aveva in mente … dopo quello che è successo mi vuoi ancora bene Signore? Ma le parti si invertono.

Il Signore si mette dalla parte del più debole, dalla parte di chi ha sbagliato, e la durezza di Pietro si scioglie. Non prova a dare risposte vaghe, a usare parole inutili ma: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Semplicemente si arrende a questo amore invincibile. Capisce che la sua conversione e la sua stessa missione non potranno essere altro che una resa davanti alla bontà del Signore. “In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»”. La storia di Pietro era iniziata con “Seguimi”. Questo invito è proposto anche alla fine del vangelo di Giovanni. Pietro aderisce all’amore, ma con consapevolezza diversa. L’amore non è solo seduzione, attrazione, coinvolgimento, progetti. L’amore passa attraverso il fallimento, il peccato, la fuga. Pietro diventerà testimone credibile della misericordia, sperimentata e vissuta sulla sua pelle. Si lascerà portare dall’amore per render gloria al Signore.

d. Andrea

 

 

 

 

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