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23 Mag

IDENTITA' (Gv 16,12-15)

Santissima Trinità 2013

Quando sentiamo questa parola la mente scivola facilmente su un documento, la nostra carta di identità che ci permette di essere riconosciuti in modo autentificato con i dati in essa contenuti. Ma come cristiani servono altre informazioni da inserire? Qual è la nostra carta d’identità di credenti? Potrebbe essere l’amore al prossimo, ma sono in molti a fare del bene anche di altre religioni. Non è la preghiera, anche ebrei e mussulmani per esempio pregano, e non è neppure la fede in Dio perché non basta credere ma è importante sapere in quale Dio si crede.

Ogni idea o espressione di Dio ha un ricaduta immediatamente sull’identità dell’uomo. E’ questo il punto debole o di crescita che dobbiamo sviluppare. Ognuno di noi raccoglie lentamente frammenti di informazioni sulla propria vita e su quella degli altri, e la cosa si complica ancora di più quando la carta di identità è “tre in uno”, ovvero quando l’uomo si misura con il mistero di Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato, quando l’uomo vuole incontrare e conoscere qualcosa di Lui. I cristiani celebrano e credono in un Dio Trinità. Credono che Dio è il Padre creatore di ogni cosa che possiamo definire “reale”, tangibile; credono in un Figlio che è venuto per farsi uno di noi, a proporre una nuova consapevolezza,  l’identità che si trova e si completa non perseguendo la gloria del mondo e il suo successo, ma attraverso la via del dono, del servizio, della comunione, dell’umiltà. E infine il cristiano crede nello Spirito Santo che ci sostiene e ci viene in aiuto quando dobbiamo portare il “peso”: “molte cose ho ancora da dirvi (dice Gesù ai suoi discepoli) ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, dirà ciò che ha udito e vi dirà le cose future” (Gv 16,12-13).
Ciò che pesa non piace! Ed è vero anche che ciò che non piace pesa! Non ci piace essere corretti, orientati e corriamo il rischio di diventare abili scaricatori di pesi, di responsabilità. Ci siamo perfezionati nel giustificarci, a delegare ad altri i piccoli compiti che la vita ci chiede di assumere. Ci stanchiamo facilmente, lasciamo o neppure cominciamo qualcosa se sappiamo che ci saranno pesi da portare. Sul piano personale poi pesa ritrovarci inadeguati o limitati.
Chi invece accetta e invoca lo Spirito Santo, lo vuole conoscere, chiede il suo aiuto, diventa forte, attento, sensibile, non spreca risorse e relazioni, si prende cura di ogni cosa che incontra e gusta quella sapienza e felicità propria dei figli di Dio. Preghiera, silenzio, ricerca spirituale, coraggio della verità, restituiscono all’uomo, al credente, la sua vera identità perchè lo immergono nel mistero trinitario per comprenderlo. Il messaggio di Dio pesa perché ci chiede la via del dono.
E’ un concetto difficile, all’apparenza complicato, che quasi ci porta a dire che credere nel Dio dei cristiani non sia una cosa per bambini, ma per adulti, per quei cuori che non si accontentano di sopravvivere, di superficialità, di mediocrità ma piuttosto di pienezza, di abbondanza, di riconoscenza per un Dio che della sua identità non ne ha fatto un tesoro geloso, ma ha voluto condividerlo, raccontarcelo, mostrarcelo così da permettere all’uomo di compiere ogni giorno quella volontà che è unicamente espressione di Amore e superamento dell’egoismo.

don Andrea