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25 Gen

III domenica T.O. anno C - 2019

Le parole affascinano, seducono, educano, feriscono, comprano, viziano, ammaestrano, svuotano, illuminano, salvano e molto altro. Le parole sono importanti, vanno usate con cura e con sapienza. E’ proprio quest’ultima che le governa. Stolto è l’uomo che vuole usarle senza essere istruito. Peggio ancora, quando le vuole usare senza dare una forma, un contenuto che le realizzi; in questo caso le parole diventano vuote, perdono forza e credibilità. Lentamente vengono perse e dimenticate, ed inizia l’anarchia. Ecco cosa accade quando dimentichiamo le parole del Signore, se le svuotiamo di significato e le crediamo inutili. Iniziano i disordini personali e collettivi. Questo ci insegna la storia.

“Il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d'intendere; tutto il popolo tendeva l'orecchio al libro della legge. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. …

Essi leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge”  (Neemia 8,2-3;5-9).

Questo brano è collocato tra i libri storici della Bibbia. Israele torna a Gerusalemme dopo la deportazione, ma dopo cento anni vive con grandi disordini, perché ha dimenticato la parola del Signore. Nessuno la legge, nessuno la insegna. Ma Esdra la annuncia e la spiega perché venga compresa. Imputa l’origine dei disordini all’infedeltà alla legge del Signore, e convoca tutta la città. Coraggioso sognatore, profeta e consacrato che resta fedele al suo ministero.

Il popolo convocato, in attesa di giustizia e cambiamenti, finalmente accoglie, comprende la parola del Signore, e manifesta la sua adesione con una parola che usiamo ancora noi: “Amen, Amen”. E’ la conferma di una conversione, di una fedeltà ritrovata. L’amen rivela l’obbedienza alla volontà del Signore, che salva oggi come allora.

Il sacerdote Esdra mette al centro della vita il giorno consacrato al Signore, la sua parola prima di tutto. Invita a far festa. Il popolo finalmente piange, non per il declino sperimentato, ma perché finalmente ascolta la parola e si pente.

Anche Gesù “venne a  Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio …. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»” (Lc 4,16-21).

Gesù compie le parole della scrittura. A noi il compito di completare con la nostra fede e la testimonianza, l’opera da lui iniziata. E’ la chiesa viva. Amen, Amen.

d. Andrea

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