Un giorno Pilato fa una domanda a Gesù: “Dunque tu sei re?” (Gv 18,37). Gesù ha sempre reagito con durezza con chi ha tentato di farlo aderire a una regalità di questo mondo; fin dall’inizio l’ha considerata una proposta diabolica. Ha deluso le aspettative messianiche dei suoi discepoli, è fuggito quando il popolo voleva proclamarlo re. Ora invece, che è nel pretorio, umiliato, flagellato, sfigurato, ora che è sconfitto e ha le ore contate, ora che non c’è più nessuna possibilità di equivoco, di fronte al rappresentante del potere del mondo, proclama solennemente: “Sì, sono re”.
Poi spiega: “Sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità”. Non per insegnare la verità, come facevano i saggi, ma per testimoniarla. Per i filosofi greci la verità era la scoperta dell’essenza delle cose, del segreto sul senso dell’esistere. C’era poi la verità storica che consisteva nel raccontare in modo oggettivo, nel riferire i fatti esattamente com’erano accaduti.
Diverso è il modo di intendere la verità da parte degli ebrei. Nella Bibbia verità è fedeltà alla parola data, è stabilità e perseveranza, è ciò o è colui di cui ci si può fidare. Dio è verità perché non si smentisce mai, mantiene le promesse fatte, è animato da un amore che nulla e nessuno potrà mai incrinare. Per un ebreo la verità non è qualcosa di logico, ma di concreto, è ciò che avviene nella storia.
Gesù è venuto a rendere testimonianza alla verità, perché incarna il progetto di Dio, lo porta a compimento, per questo è la verità. Con la sua presenza nel mondo, con tutta la sua vita spesa per amore, dimostra la fedeltà al Signore al suo patto con l’uomo.
Fare la verità e camminare nella verità, indicano l’adesione a Cristo con tutta la propria vita: lo Spirito della verità è l’impulso divino che, dopo aver introdotto nel progetto di Dio, dà la forza di mantenersi fedeli; “la verità vi renderà liberi” (Gv 8,32), perché solo chi conduce una vita conforme al vangelo è realmente libero, libero nell’amare, mentre chi se ne scosta diventa schiavo delle proprie passioni e dei propri idoli.
“Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?».” (Gv18,33-37).
Eccoci: “Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità”! Quando accadrà questo? Chi è dalla verità ascolta la voce Signore e orienta la propria vita per il bene degli altri. Non ascolta la voce del mondo, che si impone con violenza e si oppone per superbia. Ascoltare la voce di Gesù, che da sconfitto regna nei nostri cuori, con l’unica vera forza per regnare: l’amore che si fa dono.
d. Andrea