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09 Mar

V^ domenica di Quaresima – Anno B - 2018

Gli uomini si entusiasmano con facilità delle belle parole che vengono dette loro e, appena una tentazione o un sentimento disordinato li sconvolge, vanno all’eccesso opposto e giungono fino al delitto. E’ penoso constatare che molte anime cominciano la loro vita spirituale con entusiasmo e poi finiscono non solo per rilassarsi miseramente, ma per cadere addirittura nell’indifferenza e nella miscredenza. Si lamentano di non ricevere grazie, così cominciano a guardare le vie di Dio con uno spirito ipercritico e finiscono per sfiduciarsene completamente. Cosa dimentichiamo?

“Cristo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb 5,7-9).

Sarebbe arduo seguire il cammino proposto da Cristo se egli si fosse limitato a indicarlo. Non ha usato solo belle parole per entusiasmare, ma ha indicato la via e le risorse per perseverare nella vita vera, quella nello spirito. E’ rimasto fedele alla propria coscienza senza accettare compromessi, fino a donare la sua vita. Il segreto della vita infatti è donare la vita per gli altri, contro la sterilità di chi vuole conservare gelosamente la propria esistenza.

Questi versetti della lettera agli ebrei sopra citati, rispondono alle nostre perplessità, ai nostri dubbi, richiamando una verità facilmente dimenticata: nel nostro cammino non siamo soli, perché Gesù ha vissuto le nostre stesse esperienze ed è passato attraverso tutte le nostre tentazioni.

Così Gesù ha provato ciò che ogni uomo sperimenta nel dolore e nella prova. Ha pregato il Padre chiedendogli aiuto nella sofferenza. Ha pregato e gridato per capire il senso di quanto gli stava accadendo. Solo così, non con una ribellione, ma con atto di fiducia e abbandono venne esaudito.

“Cristo … Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”(v.8). Pochi versetti prima l’autore aveva dichiarato: “Egli è in grado di capire quelli che sbagliano perché anch’egli è rivestito di debolezza” (v.2). Sono affermazioni commoventi. Gesù non si è comportato come coloro che danno disposizioni, impartiscono ordini, evitando con cura di venire coinvolti nei drammi e nelle angosce di chi li deve seguire; non è rimasto in cielo a osservare, impassibile le sofferenze degli uomini. Si è fatto compagno di viaggio, ha percorso per primo il cammino dell’umiliazione e della morte. E’ per questo che di lui ci si può fidare quando ci invita a seguirlo.

Così ci resta ancora oggi un decisione: a chi affidare la nostra anima?

Ogni anima è terra di conquista. Una terra che si può impoverire se non corrisponde al processo di perfezionamento a cui è chiamata. Se non corrisponde si mette in opposizione alla grazia per giungere fino alla rovina completa. Gesù passa e se ne va; non può rimanere in un cuore ingrato.

Aiutaci Signore con cuore umile e deciso a ad accogliere il seme della tua parola. Parola che indica la Via, che attira per Verità e che dona la Vita per riscattarci dalla morte. Così sia.

d. Andrea