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18 Gen

IL TEMPO E’ COMPIUTO

III^ domenica T.O. anno B

E’ finita una legislazione e se ne prepara un’altra. Si è eletto una guida, ma diventata vecchia, se ne cerca un’altra. Per cinquecento anni Israele ha fatto esperienza della monarchia; la dinastia davidica (dal Re Davide in poi) ha annoverato anche sovrani capaci, tuttavia il bilancio che la Bibbia fa di questo periodo storico è del tutto negativo. Tranne poche, nobili eccezioni, tutti i re si sono allontanati dal Signore, non hanno prestato ascolto ai profeti e hanno condotto il popolo alla rovina. Nel 587 a.C. l’ultimo re fu deportato a babilonia insieme al suo popolo. Era la fine di tutto?

 

Qualcuno continuò a sognare la restaurazione della dinastia di Davide. Tutti però giunsero alla conclusione che solo il Signore avrebbe potuto risollevare le sorti d’Israele, prendendo in mano personalmente la guida  e le sorti del suo popolo. Fu l’inizio dell’attesa del regno di Dio.

“Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo»” (Mc 1,14-15). Già nei primi libri della Bibbia si trova la promessa: “Il Signore regnerà su di voi” (Gdc 8,23), “Il Signore regnerà in eterno e per sempre” (Es 15,18)… Solo tenendo presente questa attesa, coltivata lungo i secoli dagli israeliti, siamo in grado di comprendere la carica esplosiva delle parole di Gesù. Il tempo dell’attesa – afferma – è finito, è giunto il momento della consolazione e della pace, nella verità; è giunto il regno di Dio, le promesse del Signore si sono compiute.

Come è proseguita la storia? Abbiamo riconosciuto in Gesù il Messia? Dov’è il problema?

L’elezione di Saul, primo re di Israele è avvenuta come atto di ribellione del popolo al Signore: “Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici d'Israele i suoi figli. … I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il guadagno, accettavano regali e stravolgevano il diritto. Si radunarono allora tutti gli anziani d'Israele e vennero da Samuele a Rama. Gli dissero: «Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i popoli».(1Sam 8,1-5) … sembra una buona denuncia e una buona richiesta … “Il popolo rifiutò di ascoltare la voce di Samuele e disse: «No! Ci sia un re su di noi. Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie»” (1Sam 8,19-20). Illusione! Rifiutando di riconoscere Dio e la sua legge come l’unico e vero Signore si rimane lontani dalla verità. La storia moderna passerà come sommo l’idolatria dell’io e l’apostasia di Dio.

Il disobbedire è un peccato che confessiamo fin da piccoli. Perché è cosi attraente disobbedire ed è più facile accusare? Il disobbedire è come un peccato di magìa o di divinazione, ed il non volersi assoggettare è come un delitto d’idolatria. Chi viola un espresso comando di Dio, pretende di indovinare e di decidere lui quello che sia meglio operare, fa un peccato di magìa, perché sostituisce alla Provvidenza di Dio, espressa dall’obbedienza, il proprio criterio, al quale si attacca come ad una superstizione, e forma del suo giudizio e della sua volontà un idolo che indirettamente adora, preferendolo alla manifesta volontà di Dio. Inizia così la doppiezza, la superbia e il dominio del peccato nel nostro cuore.

“Il tempo è compiuto” da tanto: non ci resta che tornare ad obbedire al Signore: Gesù lo ricorda ancora oggi al nostro cuore. Lui ha incarnato l’obbedienza.

d. Andrea