Leggeremo il vangelo di Marco quest’anno. Questo vangelo non è catalogabile fra nessuno dei generi letterari conosciuti e questo va tenuto presente, per evitare l’errore di considerarlo una “Vita di Gesù”. E’ il racconto di un viaggio, di una salita. Leggere e pregare con il vangelo, significa lasciarsi coinvolgere personalmente in questo viaggio. Non come uno spettatore seduto in una poltrona, ma come colui che accetta un movimento, un cambiamento.
Gesù è sempre in movimento e solo camminando con lui si può scoprire il suo volto. Chi, ritenendo già di conoscerlo, rimane fermo sulle proprie posizioni e non rinuncia alle proprie idee preconcette, non coglierà mai la sua vera identità, continuerà piuttosto ad ascoltare i viaggi di altri, senza scoprire e scegliere il proprio.
Ci incuriosiscono le storie, e noi come credenti ne abbiamo ricevuto una, che ha segnato il cuore di miliardi di persone. Quello che è paradossale in questi tempi, è che proviamo vergogna per questa storia di amore, per la misericordia rivelata, per la speranza annunciata. Rinneghiamo le nostre radici per acclimatarci troppo velocemente alle lusinghe del mondo che tolgono la fatica e il sapore della salita. C’è chi nella scuola abolisce il Natale per non offendere chi cristiano non è, o chi fa politica dimenticando il bene comune, tralasciando la “Verità” per amministrare un potere che non gli appartiene. Chi si consacra per mimetizzarsi nel mondo, tradendo la missione dell’annuncio cristiano. C’è il rischio di accontentarci di una vuota e inutile religiosità con una spruzzata di educazione civica. C’è il rischio di non allenarsi più con quelle pratiche sane che garantiscono il successo di una scalata, di quella conversione profonda che si raggiunge solo con la preghiera assidua, con quella fedeltà che costa sacrifici.
Il viaggio sarà appassionante per coloro che vedono ogni istante come un piccolo passo verso la vetta. Di fronte alla fatica siamo tentati di ripiegare sui ragionamenti degli uomini, di procedere su strade più comode e spaziose, ricche di vizi e di passioni, che indeboliscono il corpo e l’anima, fino a farla precipitare sul pendio della pigrizia e dell’indifferenza.
Nei giorni freddi, nei giorni in cui si rischia il congelamento, abbiamo bisogno di scaldarci il cuore. C’è bisogno di vegliare, di vigilare, di mantenerci in movimento spirituale continuò per evitare di morire assiderati, soli e dimenticati. “Maranà tha” vieni Signore Gesù: siamo pronti a cominciare il cammino con te. Tu sei il nostro Redentore (gò el = vendicatore / liberatore).
d. Andrea