Iniziamo a parlare in cerca di conforto, che qualcuno ci ascolti, e ogni giorno si apre un sipario, dove ognuno gioca per portare in sala il pubblico e quietare la sua ansia di attenzione.
“Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?” (Lc 24,13-17).
Parlare è sinonimo di: Esistere. Per parlare servono informazioni. I contenuti cercano ascolto. Per ascoltare c’è bisogno di silenzio. Gesù avvicina due uomini in cammino, parlano e sono pronti a raccontare agli estranei che incontrano, quanto hanno vissuto. Sono pronti a condividere crudeltà e fallimenti, disperazione e delusione. Sono vicini al Signore Risorto, ma poco o nulla cambia della loro consapevolezza.
E’ quello che accade anche nelle nostre comunità, nelle nostre assemblee, nella nostre chiese. Ormai è diventato dominante e imperante il bisogno di parlare, sempre! Parliamo prima dell’inizio della S. Messa, tra mille distrazioni può capitare anche durante, con la giustificazione che incontriamo qualcuno che non vediamo da tanto tempo. Troviamo sempre qualche notizia importante da condividere. Alla fine della liturgia, stappiamo la bottiglia di spumante, convinti e attenti di comunicare nei dettagli ogni informazione utile per procedere nel cammino.
“Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?” (Lc24,18). Corriamo il rischio di parlare, per rimanere sempre e solo tristi nel cuore.
“Gesù disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,… 24-26).
Ecco l’invito e l’azione correttiva del Signore. Siamo stolti e lenti di cuore perché facciamo poco “silenzio”, soprattutto alla Sua presenza. Abbiamo paura di morire, di non esistere, di non essere riconosciuti quando facciamo silenzio. Ma è vero il contrario. Entrare in chiesa, luogo di silenzio per trovare vita. Ascoltare la Sua Parola “cominciando da Mosè e da tutti i profeti, per comprendere tutte le Scritture, ciò che si riferisce a Cristo Salvatore”, ci strappa da ogni solitudine. Partecipare alla sua mensa e concludere dicendo: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Grazie Signore perché dai vita e sapienza al tuo popolo, alla tua chiesa, quando impara e sceglie di fare Silenzio. Il resto lo fai Tu. Poi il Signore ci invia per parlare: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!».Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane” (Lc 24,34-35).
d. Andrea