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08 Dic

II domenica di Avvento anno A – 2016

Quando ti presenti al mondo con qualcosa che in molti desiderano, è facile sentirsi dire: Beato te! Sia che si tratti di una bicicletta nuova, la possibilità di un tempo di vacanza, l’occasione di un cambiamento lavorativo e remunerativo, un nuovo vestito, una vincita o un’eredità  inaspettata, riconosciamo in questi esempi una forma di beatitudine, di felicità.

Come cristiani abbiamo come modello di beatitudine, una ragazza di nome Maria, che ha vissuto un incontro straordinario, unico, con il divino. Maria ha accettato una storia che non era la sua, un figlio che non ha generato, ha ricevuto una promessa di grazia. Proprio perché ha vissuto un’esperienza privilegiata, possiamo dirle: “Beata Lei”.

Ma ogni beatitudine costa, è esigente, perché chiede un cambiamento, un nuovo orientamento, un’adesione a spazi e movimenti mai percorsi prima. Ecco perché la cugina Elisabetta disse incontrando la giovane Maria: «E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). Precisiamo che la vera beatitudine di Maria non è legata a ciò che ha ricevuto, ma alla sua risposta alla grazia offerta. Beata lei perché “ha creduto”. Maria nella fede, ebbe il coraggio di confidare “nel Dio dell’impossibile”, di lasciare a lui la soluzione dei suoi problemi. La sua era ed è fede pura. Beata lei.

L’inizio della beatitudine di Maria, fu anche l’inizio dei suoi dolori. Non si può dare la vita senza bere sulla tazza del dolore. Il parto è sempre doloroso. La nascita del Salvatore Gesù fu accompagnata da prove, rifiuti e incomprensioni. E’ il parto che ancora oggi Maria soffre per ogni figlio che si ostina all’accoglienza della grazia, che con amore il Signore offre ad ogni uomo. L’uomo dominato dal peccato, continua a rifiutare la proposta di salvezza offerta con Maria ad ogni cuore. Un’umanità che disprezza la beatitudine di ritrovare la grazia persa, armonie divine, la gioia profonda della vita, non legata ai beni ma alla comunione con il suo creatore e con il creato.

Sogno un’umanità che possa dire: “beati noi che abbiamo creduto nell’adempimento di ciò che il Signore ci ha detto”, non per bocca di un angelo – come è accaduto con Maria – ma direttamente da Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo. La sua voce, sussurra per opera dello Spirito santo al nostro cuore, quella beatitudine che distrattamente cerchiamo solo nelle cose del mondo, dimenticando le cose del cielo.

Ci siamo così armati nella mente con parole di invidia e non di fede. Ci siamo armati di violenza e benessere egoistico, abbandonando la preghiera e gli spazi di ascolto della “Parola” che ancora oggi annuncia beatitudine.

Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono». (Lc 1,44-50).

Beata te Maria che hai cantato il magnificat. La vera gioia si incontra e si vede quando la nostra anima torna a cantare. La nostra vita diventa umile espressione di una volontà divina a servizio di una gioia collettiva. Ti proclamiamo beata Maria, perché grandi cose ha iniziato con te l’onnipotente, e nella sua santità il Signore ci ha separato dall’abisso del peccato e delle tenebre.

Beata te Maria che splendi, luminoso riferimento per tutti gli occhi che sanno ancora guardare oltre le apparenze e avvicinarsi alla misericordia del Signore.

Beata te che temi il Signore. Non la paura di una condanna, ma la gioia di obbedire dopo tanta disobbedienza. Ci siamo nascosti Maria, ci siamo giustificati davanti ai nostri errori. Ci siamo accusati per evitare di crescere nella verità. Ci siamo feriti incapaci di donarci totalmente come tu hai fatto. Aiutaci Maria semplicemente ogni giorno a credere, a pregarti, potente madre che intercedi per noi presso il Padre.

d. Andrea