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05 Feb

NON TEMERE

V domenica T.O. - 2016

Ogni epoca vive le sue confusioni! Lo vediamo e lo ascoltiamo anche oggi nella frammentazione politica, che ricerca consensi e alleanze nell’illusione di migliorare la nostra vita, di risolvere le emergenze e il disordine morale collettivo, a scapito della giustizia e della coerenza ai valori. Lo soffriamo nella famiglia, sempre più aggredita e frantumata da mille egoismi, che ci rendono aggressivi e vulnerabili nell’educazione e negli affetti, trasformando l’amore in terra di contese. Lo denunciamo nella chiesa, quando i pastori si fanno ingannare e deviare dalle seduzioni del mondo, tradendo la fedeltà al vangelo, togliendo speranza, confondendo cuori e anime che cercano pace e ristoro.

Ogni tempo cerca guide e profeti per orientare e correggere la direzione della nostra vita. Possiamo rimanere spettatori degli eventi o diventare protagonisti dell’azione. C’è chi sta da parte a guardare, facendo coro dentro di sé al lamento di quelli che non trovano nessun motivo di fiducia. C’è chi invece diventa portavoce di Dio, accetta e sceglie, di seminare le analisi delle vicende umane, con il seme della speranza e della verità, attraverso la propria fragilità e limiti.

La bibbia ci offre alcune testimonianze, alcune figure chiamate a svolgere la missione di annunciatori della parola di Dio. Parola che trasforma, che rinnova, che ristabilisce ordine e sapienza al nostro vivere. Questi uomini hanno tutti la stessa reazione: si sentono indegni, incapaci, inadeguati. Isaia dichiara di essere un uomo dalle labbra impure (Is 6,5). Pietro chiede a Gesù di allontanarsi da lui perché sa di essere un peccatore (Lc 5,8). Paolo afferma che il Risorto si è manifestato anche a lui, ma “come a un aborto” (1Cor 15,8), cioè, come a un essere imperfetto, uno nato in modo anormale. Geremia afferma: “Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane” (Ger 1,6). Mosè: “Mio Signore, io non sono un buon pastore, sono impacciato di bocca e di lingua” - era balbuziente - (Es 4,10). Potremmo aggiungere tanti altri motivi e giustificazioni, ma Gesù ci conosce e ci fa una proposta: accogliere la straordinaria forza che Dio vuole donarci per completare la sua opera.

“Non temere!”, risponde il Signore ai nostri dubbi e perplessità: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. (Lc 5,5-6). C’è un tempo per uscire e prendere il largo, oltre pregiudizi e abitudini, che nascondono paura e infedeltà. Prendi le reti della tua storia, le tue azioni e decisioni, per farti rinnovare e guidare dalla fede e non solo dal lamento senza speranza. Le tue delusioni, il vuoto, sono il frutto del rifiuto della Parola di Dio, della sua via. Pietro supera la sconfitta di una notte senza frutti, delle reti vuote: si arrende e crede a Gesù, alla sua parola.

Purtroppo stiamo vendendo le nostre barche per facili guadagni, tradendo la nostra storia di cristiani, le nostre tradizioni. Non troviamo più la nostra rete, intreccio di relazioni solidali, che hanno sostenuto la chiesa e i credenti nei secoli di carestia e persecuzioni, mimetizzandoci nella rete virtuale del mondo che ci isola e ci lascia sempre più soli. Stiamo disertando l’ascolto dalla parola di Dio, confondendola con le parole del mondo. Stiamo trasformando il giorno del Signore, giorno di pesca e di salvezza, in un mercato di surgelati di cose finte e inutili.

“Non temere, Eccomi Signore, manda me” a risvegliare le anime dei tuoi figli, nonostante i miei limiti, farò così sulla tua parola, perché le reti siano piene di cuori salvati dal tuo amore.

d. Andrea

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