Presentazione del Signore (2 febbraio 2014)
Vorremmo vederlo. Vorremmo vedere un segno qualche volta. Una risposta, una scelta, una conferma a tutte le promesse, a tutte le parole annunciate e ascoltate. E’ così con gli uomini, ma soprattutto con Dio.
II^ domenica T.O. anno A - 2014
Cominciano da piccoli a darci un nome per chiamarci, per presentarci ad altri, per catturare la nostra attenzione ed istruirci. Un nome che ci distingue, un nome che scandisce ritmi e tappe della vita. Un nome che diventa nel tempo motivo di ansia e tensione quando, inseriti nel mondo educativo e scolastico, è occasione di verifica e di giudizio. Un nome che diventa motivo di prestigio se esprime una carriera e un successo raggiunto. Un nome che è motivo di vergogna e di scandalo se manchiamo il bersaglio della vita. La vita ci chiama a dare risposte, a scegliere per manifestare direzione e desideri. Qualcuno chiama questo percorso progetto di vita, altri vocazione. Resta il fatto che la vita “chiama”, ci interpella, per affidarci gradualmente compiti e responsabilità. Chi rifiuta di rispondere, lentamente muore, lentamente perde il sapore della vita.
Natale 2013
Se vedi buio, manca luce. Se vedi un periodo nero, manca luce. Se non vedi bene e sfuocato, probabilmente c’è poca luce. Luce e tenebre si combattono, si contrappongono, da sempre rivendicano uno spazio, un territorio unico: l’anima dell’uomo.
8 Dicembre 2013
C’è un modo di presentare la figura di Maria che scoraggia invece di animare. E’ indicata come la donna assolutamente inimitabile, esentata dal peccato originale e dalle sue drammatiche conseguenze, e questo non per merito suo, ma per singolare privilegio divino, confermata in grazia, preservata dal commettere errori, benedetta in ogni sua opera. Ci chiediamo: noi cosa abbiamo in comune con Lei?
IIIIV domenica T.O. Cristo Re
La nostra vita inizia attraverso un processo di dipendenza. Nasciamo così piccoli ed inermi, che abbisogniamo di tutto. Ci manca sempre qualcosa, auspichiamo sempre a qualcosa. Il pianto del neonato usato per segnalare la soddisfazione di bisogni, si trasforma lentamente in linguaggio, parole che traducono desideri e aspettative. Il pianto, primo codice, diventa strutturato con la voce, spesso usata per iniziare l’attività del nuovo lamento che può durare tutta la vita: “la mormorazione”. E’ il lamento crudele e spregiudicato di fronte alle continue delusioni e ingiustizie della vita. E’ il lamento di chi si sente tradito o di chi fa l’esperienza del fallimento, amareggiato dal mondo, dagli uomini e alla fine deluso da Dio stesso.