II^ domenica T.O. anno A - 2014
Cominciano da piccoli a darci un nome per chiamarci, per presentarci ad altri, per catturare la nostra attenzione ed istruirci. Un nome che ci distingue, un nome che scandisce ritmi e tappe della vita. Un nome che diventa nel tempo motivo di ansia e tensione quando, inseriti nel mondo educativo e scolastico, è occasione di verifica e di giudizio. Un nome che diventa motivo di prestigio se esprime una carriera e un successo raggiunto. Un nome che è motivo di vergogna e di scandalo se manchiamo il bersaglio della vita. La vita ci chiama a dare risposte, a scegliere per manifestare direzione e desideri. Qualcuno chiama questo percorso progetto di vita, altri vocazione. Resta il fatto che la vita “chiama”, ci interpella, per affidarci gradualmente compiti e responsabilità. Chi rifiuta di rispondere, lentamente muore, lentamente perde il sapore della vita.
Natale 2013
Se vedi buio, manca luce. Se vedi un periodo nero, manca luce. Se non vedi bene e sfuocato, probabilmente c’è poca luce. Luce e tenebre si combattono, si contrappongono, da sempre rivendicano uno spazio, un territorio unico: l’anima dell’uomo.
8 Dicembre 2013
C’è un modo di presentare la figura di Maria che scoraggia invece di animare. E’ indicata come la donna assolutamente inimitabile, esentata dal peccato originale e dalle sue drammatiche conseguenze, e questo non per merito suo, ma per singolare privilegio divino, confermata in grazia, preservata dal commettere errori, benedetta in ogni sua opera. Ci chiediamo: noi cosa abbiamo in comune con Lei?
IIIIV domenica T.O. Cristo Re
La nostra vita inizia attraverso un processo di dipendenza. Nasciamo così piccoli ed inermi, che abbisogniamo di tutto. Ci manca sempre qualcosa, auspichiamo sempre a qualcosa. Il pianto del neonato usato per segnalare la soddisfazione di bisogni, si trasforma lentamente in linguaggio, parole che traducono desideri e aspettative. Il pianto, primo codice, diventa strutturato con la voce, spesso usata per iniziare l’attività del nuovo lamento che può durare tutta la vita: “la mormorazione”. E’ il lamento crudele e spregiudicato di fronte alle continue delusioni e ingiustizie della vita. E’ il lamento di chi si sente tradito o di chi fa l’esperienza del fallimento, amareggiato dal mondo, dagli uomini e alla fine deluso da Dio stesso.
XXXII domenica T.O. 2013
Quando abbiamo commesso degli errori spesso ci siamo sentiti dire: “perché non ha riflettuto prima di agire?”. Bisogna riflettere! Ognuno di noi ha molti motivi per farlo, ma seduti a tavola in un clima di confidenza un “caro Amico” ci ha chiesto di riflettere su un argomento, una dimensione molto importante della vita. E’ l’esperienza che più ci accomuna, che tutti condividiamo senza sorta di ingiustizia o di privilegio. Allo stesso tempo ci spaventa riflettere su questa dimensione, anzi si corre il rischio di essere inopportuni quando si tratta l’argomento. Gesù a mensa ci invita a riflettere sulla morte! Sembra un argomento fuori luogo, ma è a partire dall’annuncio e dalla riflessione sulla sua morte e risurrezione che la nostra vita può cambiare.
XXX Domenica T.O. anno C 2013
La legge è uguale per tutti ma non tutti possono pagarsi dei buoni avvocati, e i giudici non sempre sono imparziali. Dio che è chiamato un giorno a dare un giudizio definitivo, assomiglia ai giudici di questo mondo?
Nell’Antico Testamento viene dato quest’ordine a colui che in Israele deve amministrare la giustizia: “Non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti” (Dt 16,19). Disposizione saggia. Da un giudice che riceve regali non si può certo aspettarsi imparzialità, ed è facile addomesticare le sentenze. Nasce la domanda allora: Dio può essere corrotto? Può essere addomesticato, deviato nei suoi intenti dalle nostre scelte, dalle nostre offerte?
XXVIII domenica T.O. anno C
C’è il pericolo di ridurre il messaggio del Vangelo ad una lezione di galateo. Essere educati a comportamenti e atteggiamenti che hanno come unico obiettivo l’essere accettati dalla comunità o al popolo di appartenenza. Il Vangelo di Luca ce lo ricorda quando racconta di dieci lebbrosi che cercano la guarigione da Gesù (il dieci indica la totalità, la comunità) ma solo uno, una volta guarito torna dal Maestro grato e riconoscente. Per gli altri è stato sufficiente essere “accettati dal mondo”, accolti nuovamente, reintegrati, senza preoccuparsi di riconoscere e affermare che Colui che Salva è solo Gesù unico mediatore dell’amore di Dio.
XXVI domenica T.O. anno C
Quale economia troviamo nella Sacra Scrittura? Quali sono le sue strategie di marketing? Su chi e che cosa investire per ottenere un buon guadagno?
Vi fu un tempo in cui Dio sembrava alleato dei ricchi: il benessere, la fortuna, l’abbondanza dei beni erano considerati segni della Sua benedizione. La prima volta che nella bibbia compare la parola “argento/denaro” è riferita ad Abramo. Egli era molto ricco di bestiame argento e oro. Così sarà per Isacco benedetto nei suoi raccolti, Giacobbe benedetto nel suo bestiame. La povertà era considerata un disonore, segno di pigrizia, di ozio e sregolatezza.
Con i profeti avviene un capovolgimento di prospettiva e si comincia a capire che i beni accumulati possono essere anche frutto di lavoro poco onesto, di violazioni dei diritti dei più deboli.
Tu sei pazzo sei vuoi scegliere diversamente da come ti hanno insegnato o addestrato. Tu sei pazzo a lavorare gratuitamente, quando tutto si basa sul guadagno e su un tuo personale tornaconto. Tu sei pazzo quando annunci di credere, mentre tutti dubitano e vivono nel sospetto. Tu sei pazzo quando decidi di rimanere sobrio e sveglio, mentre gli altri uomini sono inebriati e ipnotizzati dalla paura, da quello che potrebbe accadere. Tu sei pazzo quando scegli di fare fatica, quando tutto ti è servito in modo facile e comodo. Tu sei pazzo a fidarti ancora, quando ripetutamente sei stato ingannato e tradito. Tu sei pazzo a riconciliarti con chi ti ha colpito, ferito e umiliato, invece di cercare vendetta o coltivare rancore.