Strumenti a servizio della vita, uniti dal desiderio di condividere i nostri limiti e le nostre risorse come via di aiuto e di salvezza per altri uomini.
URL del sito web: http://www.5ciottoli.it Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
9° - III^ Domenica Pasqua - anno A 2023
Il rischio è parte della vita. Quello che dispiace a volte, è che si rischia di prendere delle cantonate, in altre parole più semplici, di prendere “Fischi” per “Fiaschi”! E’ inevitabile lungo il cammino di ogni giorno, incontrare persone e le loro storie, la loro cultura, i loro sogni e le loro aspettative, insieme a delusioni e dolori. In ogni incontro, c’è sempre la possibilità di arricchirsi, perché la comunione nella condivisione consegna sempre esperienze e risorse. Ma non dimentichiamo il rischio di contagiarsi nell’amarezza, nei malintesi, quel camminare che si fa pesante, che porta una tristezza cronica priva di speranza, che nel tempo diventa solo mormorazione, prima di precipitare nella patologia. Cosa fare? Come porsi per evitare rischi inutili?
8° - Domenica delle Palme - anno A 2023
Prendere in mano una pietra, spostarla dalla sua sede, scrivere o disegnare su di essa è forse un’azione che tutti abbiamo fatto. La tentazione a volte, è di prenderla in mano, lanciarla lontano per colpire qualcosa o qualcuno. Tutto qui? C’è però una pietra che negli anni si fa sempre più pesante, quasi difficile da spostare. Qual è?
6° - VII^ Domenica T.O. - anno A 2023
Da molti anni il Signore mi ha affidato il ministero dell’ascolto. Accolgo e incontro ogni giorno anime che cercano felicità. Anime spesso ferite e confuse, disorientate o in fuga, narcotizzate da vizi, passioni e paure, imprigionate nella palude della mente sempre ansiosa e mai soddisfatta. Anime che raccontano un lento morire, dove l’agitazione e lo sconforto li ha fatti sprofondare, incapaci di reagire; per altri invece, attratti dal silenzio e dalla novità della verità, è l’inizio della consapevolezza e della fedeltà al proprio nome.
IV^ Domenica T.O. - anno A 2023
Per grazia e per fortuna l’uomo ama il gioco. Fin da bambino l’educazione passa prima di tutto attraverso il giocare. E così, divertendosi si accoglie la novità, si esplora la vita. Si può giocare attivando il corpo, per mantenerlo in armonia e nella sua tonicità. Altri preferiscono giocare con le parole, dalla poesia alla pubblicità, dalla musica alla letteratura, dalla terapia per guarire alla maldicenza per ferire.
Battesimo del Signore - anno A2023
Nel linguaggio corrente viene usato per indicare semplicemente l'“inizio”, sia di un'opera letteraria che di uno spettacolo o un programma televisivo, oppure per evidenziare la particolare rilevanza dell'apertura di un discorso. La vita pubblica di Gesù ha invece il suo “incipit” in una località insignificante: il Giordano, un fiume in una zona desertica.
3° - IV^ Domenica di Avvento - anno A 2022
Ci piace sognare, anche ad occhi aperti. Sognare può sembrare in alcuni casi una fuga dalla realtà. Ma in ottica della fede, nel sogno si lascia spazio al mistero, si permette a Dio di rivelarsi lentamente, e a noi, di compiere quelle azioni che mai avremmo potuto realizzare senza l’abbandono in lui.
I^ Domenica T.O. anno A – 2022
La mia prima bicicletta aveva un campanello di quelli tondi con il coperchio avvitato. Era utile per segnalare inizialmente la mia bassa abilità nella circolazione, e nel tempo le mie traiettorie nella strada, quando questa era occupata da altri ciclisti o pedoni.
268° XXVII^ DOMENICA T.O. anno C – 2022
Dopo undici anni come parroco di Bresseo Treponti, scrivo il mio ultimo bollettino. Rivedo tanti volti e sento gli abbracci scambiati; abbiamo gioito e sofferto insieme. Ripenso alle storie ascoltate per consegnare speranza; i progetti e i sogni condivisi per costruire insieme; le esperienze di comunione e di confronto per annunciare il vangelo; le occasioni e le scelte di carità per essere vicino ai più deboli; i momenti di fatica e di confronto, e tanto ancora. Abbiamo camminato insieme per imparare ad amare. Non c’è altro motivo profondo per vivere: amare ed essere amati
266° XXV^ DOMENICA T.O. anno C – 2022
Il conto! Grazie. Prima o poi si paga sempre. A volte si aggiunge che il conto, è “pure salato!”.
Non sono solo modi di dire, ma un promemoria per ricordarci che i nostri atteggiamenti e le nostre scelte hanno delle conseguenze. Possiamo agire per ignoranza, per scaltrezza o furbizia, in buona fede, ma la vita non fa sconti a nessuno. Prima o dopo la verità ci interroga, ci spoglia dall’inganno, ci chiama a responsabilità.
266° XIX^ DOMENICA T.O. anno C – 2022
Agli avvenimenti e ai personaggi più significativi della storia vengono dedicati vie, monumenti, giornate commemorative. Si ricordano gli eroi, gli scopritori, gli scienziati, i santi, le date importanti e molto altro. Si guarda al passato non solo per fissare dei nomi o delle date, ma soprattutto per ricordare. La memoria diventa occasione per comprendere e scegliere come vivere il presente e migliorarlo.
XVI^ DOMENICA T.O. anno C – 2022
In molte occasioni della mia vita ho chiesto ospitalità. Non solo per me, ma per i numerosi gruppi con cui ho condiviso molte esperienze estive, dai giri in bicicletta, ai cammini sui sentieri delle varie parti d’Italia. Non è scontato trovarla, soprattutto quando si promette solo un’offerta per gli spazi concordati o i numeri spaventano chi deve accogliere.
XIII^ DOMENICA T.O. anno C – 2022
“Pronti, Via!”. Che bella questa esclamazione. Quante volte l’abbiamo utilizzata nella nostra vita, quando si vuole segnalare una partenza. Spesso viene usata in ambiti sportivi all’inizio di una competizione, ma è idonea anche quando si vuole coordinare e condividere progetti da realizzare insieme.
VI^ domenica Pasqua – anno C – 2022
In una mattinata di formazione biblica il relatore, monaco benedettino, un giorno affermò: “Quando discuto spesso dissento, anche delle affermazioni dei superiori se lo ritengo opportuno. Non è un segno di divisione o una opposizione sterile, ma il modo di esprimere per il bene comune, il mio punto di vista, la mia opinione, la mia esperienza, il mio sentire”. Mi riconosco in pieno. Ma non è così scontato saperlo fare in maniera pacifica, senza polemica, senza cadere in sterili giudizi, mantenendo salda la comunione nella diversità delle parti e dei ruoli.
IV^ domenica Pasqua – anno C – 2022
Da bambino uno dei giochi preferiti era rincorrersi. Spesso, quando le forze erano ormai al limite, uno del gruppo diceva: “Sbandiu!”, oppure: “Arimo!”, altri semplicemente: “Pausa!”. Si riprendeva fiato e distanza, e poi si ripartiva.
260° Palme – anno C – 2022
Tra i tanti desideri che coltiviamo nel nostro cuore, uno in particolare sembra dominare nel mondo. E’ insegnato come la meta di ogni sforzo, di ogni impegno, di ogni scelta: “farsi un nome!”. Non è solo per un biglietto da visita, per pavoneggiare una professione, una competenza, un’abilità. E’ il desiderio nascosto di prevalere, di dominare, per occupare ruoli e avere privilegi che a pochi spettano. E’ la ricerca di quella gloria che predispone e autorizza l’uomo, ad usare ogni forma di inganno e violenza per prevaricare su altri. Non è solo questione di denaro, ma di potere: “sono io il più forte!”.
IV^ Quaresima – anno C – 2022
Prima di entrare in teologia, ho lavorato per alcuni anni come odontotecnico. Sul tavolo di lavoro, ricordo ancora oggi, c’erano tanti post-it con la scritta: “Urgente!”. Un promemoria continuo per non sprecare o perdere tempo. Un giorno, la segretaria che gestiva i lavori richiesti dai medici, scrisse qualcosa di nuovo, che graffiò il cervello, le abitudini e i ritmi: “IMMEDIATO!”. Non sorse solo un sorriso sul volto di tutti in laboratorio, ma si cominciò a capire che qualcosa era cambiato. Dovevamo interagire tra di noi in maniera diversa per la consegna.
II^ Quaresima – anno C – 2022
In questi giorni in molte città e luoghi del mondo si sta pregando per la pace. Ce lo ha ricordato papa Francesco più volte, ce lo ricorda la nostra costituzione: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; è scritto nella missione del cristiano di operare per la “liberazione dell’uomo, lo sviluppo indipendente e autonomo dei popoli, la giustizia e la pace”. A detta di molti però: “Sembra che la storia non insegni niente!”.
VIII^ domenica T.O. – anno C – 2022
Dal rapporto Censis 2021 emergono questi dati: secondo il 5,9 per cento degli italiani (3 milioni di persone), il covid non esisterebbe; per il 10,9 per cento il vaccino anticovid sarebbe inutile, dannoso e inefficace; per i 31 per cento si tratterebbe di una sperimentazione collettiva. A questi va poi ad aggiungersi un 12,7 per cento di connazionali convinti che la scienza produca più danni che benefici; un 10 per cento che lo sbarco sulla luna non sia mai esistito; un 20 per cento che il 5G possa controllare la menti delle persone. Tutta colpa del covid?
VI^ domenica T.O. – anno C – 2022
Sono in molti a credere che nella vita sia la fortuna a fare la differenza. Nella filosofia medievale e antica, la Ruota della Fortuna è un simbolo della natura capricciosa del destino. La ruota appartiene alla dea Fortuna che la fa girare a caso, cambiando le posizioni di chi è sulla ruota: alcuni subiscono grandi sventure, altri guadagnano colpi di fortuna. In Italia ne avevano fatto anche un quiz televisivo tra il 1980 e il 1990. Una filosofia e un gioco possono sgretolare virtù e impegno, valori e scelte, per immolare tutto alla sorte, alla pigrizia, alle dipendenze, o alle ludopatie.
IV^ domenica T.O. – anno C – 2022
Le parole e le azioni in questo tempo si fanno severe. Ogni giorno scopriamo spiacevoli retroscena nel mondo della politica, della sanità, del lavoro, nell’ordine pubblico e nella giustizia. Vige sempre più uno stato di confusione, di incertezza e di polemica. Quando poi queste parole sono orientate alla Chiesa stessa, a noi cristiani, non mancano accuse, denunce, ostilità e condanna. Tutti maestri, tutti giudici delusi, e come si dice spesso: “tutti allenatori!”. Non nascondiamoci però; il peccato nell’uomo è accovacciato ovunque.
I^ domenica T.O. – anno C – 2022
Ricordo con piacere le prime lezioni di antropologia, quella scienza che studia i tipi e gli aspetti umani soprattutto dal punto di vista morfologico, fisiologico, psicologico. Finalmente si parlava di me, del mio essere. Mi ha sempre affascinato il cammino evolutivo dell’uomo, che da “sapiens” cresce anche come uomo “faber”. Fare e agire per scoprire, creare e realizzare.
I^ domenica Avvento – anno C – 2021
Ci sono delle parole che non attirano quando le senti. “Sinodo” è una di queste a mio avviso. Sembra qualcosa che riporta a tempi e pratiche antiche, ormai inutili. In verità è la “risposta” da trovare insieme in questo tempo di trasformazione, che tutti stiamo vivendo. Un tempo di “ascolto vero”, che richiede di “fare verità” per coordinare insieme scelte future. Un germoglio dopo tempi di rottura e di aridità.
XXXIII^ domenica T.O. – anno B – 2021
Daniele deriva dal nome ebraicoדָּנִיֵּאל (Daniyyel) che, composto dalle radicidan ("giudice"), -i ("mio") ed El ("Dio"), può essere interpretato come “Dio è il mio giudice”. E’ il protagonista di un libro dell’A.T. che porta questo nome. Una storia inventata allo scopo di consegnare una lezione morale del genere apocalittico, cioè la rivelazione di come Dio vede e conduce la storia passata, presente e futura.
XXIX^ domenica T.O. – anno B – 2021
La nostra mente cerca in continuazione di associare ciò che incontra. Tra i bisogni, ne distingue tra primari e secondari. C’è infatti una gerarchia ben precisa tra l’urgenza di respirare, mangiare, bere, dormire – bisogni primari – dal desiderio di un telefono, di un’auto nuova o la prima fila in un teatro – bisogni secondari. Distinguere, separare, premiare, acclamare, quale bisogno profondo nasconde? Essere riconosciuti, amati, apprezzati, temuti, dove lo collochiamo?
XXXI^ domenica T.O. – anno B – 2021
Possiamo evitare le situazioni di tensione? Spetta a noi ogni giorno, accogliere o proporre occasioni di chiarimento per allontanare le frequenti questioni. La vita è complicata, inutile negarlo. E’ complicata prima di tutto nelle sue relazioni. La comunicazione di per sé sorge come strumento di condivisione e comunione, ma inevitabilmente è anche la causa di tante incomprensioni. La parola stessa ha bisogno di continue interpretazioni, ed è qui che nascono le questioni. La storia della salvezza è prima di tutto una storia che deve riordinare questioni di carattere, sociale, politico, religioso, morale e molto altro. Gesù stesso durante la sua vita pubblica ha affrontato con sapienza continue questioni con i detentori della legge giudaica che volevano coglierlo in fallo nella verità.
XXV^ domenica T.O. – anno B – 2021
Mi hanno sempre attratto ed affascinato quelle persone che sanno consegnare messaggi semplici per raccontare le cose difficili. Riuscire a risvegliare consapevolezza alle persone semplici, là dove sembra difficile attivarla. Proviamoci.
246° XXIII^ domenica T.O. – anno B – 2021
Ci sono due tipi di viaggi: quello esterno, che ti porta lontano da casa, per visitare luoghi mai visti, abitati da persone diverse per storia, cultura, ritmi, abitudini, tradizioni, ideologie. E’ la ricerca della libertà e di emozioni nuove, ma non sempre questo viaggio ripaga e riempie le aspettative riposte. Il secondo è quello interno, che ti invita ad esplorare quell’infinito che è in noi, nella complessità e nell’avventura di chi ancora attende di essere istruito e orientato, nelle coordinate dello spirito, per ritrovare gioia e pace. E’ un viaggio per molti ritenuto inutile, giudicato troppo impegnativo, dove la consapevolezza e la verità sono considerate pericolo mortale.
“Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!»”(Mc 7,31-34).
Possiamo leggere il vangelo anche per conoscere l’itinerario geografico della storia di Gesù. Un uomo che ha il coraggio di uscire dai confini “nazionali” (Tiro e Sidone - Libano), per poi incontrare uomini pagani nella Decàpoli ( tra Siria e Giordania) che lo cercano perché incapaci di risolvere i drammi della vita. Gesù compie un itinerario che lo porta lontano da casa, dalla sua gente, in terra ostile e all’apparenza poca adatta per ristorarsi. Ma come sempre accade, la vita ci consegna sorprese che superano i nostri pregiudizi.
Gesù fa del suo viaggio un’occasione per incontrare, ascoltare, accogliere e guarire. Un viaggio pubblico, che diventa privato. Porta il sordomuto lontano dalla folla, in disparte, per compiere la liberazione-guarigione del malato. Qui opera il viaggio interno, nascosto ai più, riservato a che viaggia con fede, per vedere e ascoltare oltre il conosciuto. Viaggia con prudenza dentro quel mondo che con i suoi meccanismi di controllo e vigilanza, sempre più sofisticati, impedisce ogni azione libera che non sia protocollata. E’ quella scienza che nega il mistero e una verità assoluta.
Gesù non si appoggia ad un tour operator per ottenere garanzie, non stipula assicurazioni per la vita, per evitare quegli imprevisti sempre presenti nei viaggi veri. Non è in un’area confort, né in una clinica privata, ma in terra di missione, terra malata che attende speranza. Non rimane spettatore e semplicemente meravigliato di ciò che incontra, ma entra nella storia di quegli uomini, consegnando loro un sospiro, non di rassegnazione o di indifferenza, ma un soffio che apre e guarisce.
La terapia si svela gradualmente: mani, saliva, contatto, sguardo, sospiro, parola; come in ogni viaggio si accoglie tappa dopo tappa il suo svelarsi per gustare i cambiamenti in atto. E’ la vita nuova del battesimo, un viaggio sacramentale per avvicinarci all’amore vero.
Oggi come cristiani siamo chiamati ad uscire dalle nostre comodità statiche, se vogliamo dare un senso profondo alla nostra fede. Una chiesa che non incontra non salva! Una chiesa che non osa viaggiare verso quei luoghi che ancora non ha visitato, all’apparenza lontani ma così vicini a noi, perde il suo mandato: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15).
Gesù viene pregato di imporre le mani. E’ quel gesto ancora oggi visibile nell’azione sacramentaria della chiesa, per aiutare ogni uomo a viaggiare senza paura nelle vicende del mondo. Le mani inoperose rivelano e raccontano quelle chiusure che rallentano o addirittura impediscono ogni movimento. Le mani di Gesù vogliono servire il cielo.
Non c’è mai un luogo sicuro nel viaggio, ma si può stare al sicuro se amiamo quel Dio che racconta il suo amore con chi annuncia il suo bene: “con il cuore si crede … con la bocca si fa la professione di fede per ottenere la salvezza. Chi crederà in Lui non rimarrà confuso … Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sonostati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!” (Rm 10,10-15).
Ogni viaggio ci consegna un’esperienza, ma spetta a noi scegliere il messaggio da raccontare. Possiamo arrivare in terra straniera per isolarci, abitarla con paura e in totale egoismo. Oppure trasformare ogni incontro per aprire ai “sordomuti” gli orecchi e la bocca, perché possano iniziare la loro esperienza verso il cielo e la salvezza.
Una comunità cristiana vive per allontanare la confusione nell’orientamento alla vita eterna. Abbiamo bisogno di credere, non per vaneggiare e sognare mete inesistenti, ma per procedere verso il Signore che rende vero il viaggio. Abbiamo bisogno di una nuova chiesa che sappia essere credibile, non perché ha una buona dottrina o un’ampia morale, ma perché è abitata da uomini che sono stati guariti, che hanno qualcosa da raccontare del loro viaggio interiore con il Signore.
Tutto può rivelarsi inutile se rimaniamo “sordomuti”, se non accogliamo i racconti di chi incontriamo, la “parola viva” che salva, e non accettiamo di raccontare la nostra fede. Mettiamoci a servizio con amore per coloro che attendono semplicemente di essere accompagnati ad incontrare Cristo Risorto.
d. Andrea
XIX^ domenica T.O. anno B – 2021
Luccica, raro, costoso, desiderato, nascosto, conteso: è l’oro. Da quando sono bambino ho sempre sentito parlare della corsa all’oro. Non tanto per speculazioni in borsa, ma per quell’attrazione che questo metallo ha sempre avuto nella storia dell’uomo. A lui si attribuisce ricchezza, felicità ed eternità. Generazioni di uomini lo hanno cercato e desiderato.
Scrivo questa pagina nei giorni delle olimpiadi, rinviate di un anno per una pandemia che ha interessato tutto il mondo. Un’edizione che passerà alla storia, per due medaglie d’oro italiane nell’atletica leggera, in due discipline mai conquistate: Marcell Jacobs nei cento metri piani, con un tempo di nove secondi e ottanta centesimi, e Gianmarco Tamberi nel salto in alto, con un’altezza di due metri e trentasette centimetri. Strepitoso e commovente anche per i “pagani sportivi”.
Non mi soffermo nell’esaltare l’impresa sportiva dei due atleti, ma mi piace raccontare brevemente la loro storia. E’ la vita di due giovani pieni di speranze e sogni, che si sono scontrate con la dura realtà e la fatica. Viviamo di storie, ci piace ascoltarle perché possono istruire e consegnare “oro colato”. Come cristiano penso che ogni storia abbia bisogno di essere inserita nella “storia della salvezza”, ecco perché considero la “parola di Dio” il mio oro, perché in essa si racconta non solo la storia degli uomini, ma come alcune di queste siano diventate significative.
“Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Lasciò là il suo servo. Egli s'inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb” (1 Re 19,3-8).
Elia, aveva trovato l’oro. Non quello del mondo, ma quello nascosto agli occhi del mondo: la fede in Dio. Da lui aveva ricevuto la chiamata e l’elezione a profeta, inviato tra gli adoratori pagani a smascherare menzogna e ipocrisia. Uno che mirava in alto, con l’asticella rivolta al cielo, sempre alla ricerca della verità e di una volontà non sua, ma custodita come tesoro prezioso. Era veloce nelle decisioni, come nessuno in quel tempo e nelle olimpiadi dello spirito aveva sconfitto più di cento avversari, adoratori di Baal. Ma un giorno qualcosa si è rotto. Sfinito e deluso pensa di essere solo e incapace di proseguire: vuole morire!
Così per Gianmarco Tamberi nel 2016, in prossimità dei giochi olimpici di Rio de Janeiro, accade l’imprevisto: una rottura del legamento deltoide al piede sinistro. All’apice della preparazione atletica - in quell’anno aveva saltato in alto due metri e trentanove centimetri - la medaglia era cosa certa. La possibilità di lasciarsi morire in quei giorni è stata alta. Tutto sfumato, tanti sacrifici resi inutili in pochi istanti. Ma il Signore manda i suoi angeli, un padre che lo stimola, una buona equipe medica, una fidanzata d’oro che scrive sul gesso in quel periodo buio: “road to Tokio 2020” (poi corretto con 2021,) una ragazza che ha messo in secondo piano la sua vita, per portare questo atleta a dire: “proviamoci!”. Gianmarco accetta la fatica di ripartire.
Marcell Jacobs, vive una rottura diversa, forse meno grave all’apparenza ma con tempi di recupero molto più lunghi. Dopo un anno dalla sua nascita, il padre lo abbandona e la madre da sola, con tanta fatica e sacrifici lo fa crescere. Una ferita aperta per lunghi anni, affrontata e guarita solo recentemente. Un “mental coach” e una squadra d’oro, gli riconsegna la forza per credere in sé e nei doni ricevuti. Una sofferenza che rende salda l’anima dell’uomo nuovo, che corre non per vanità ma per riscattare una vita che sembrava fallita.
Elia riceve un aiuto inaspettato. Una “visita angelica” e un nuovo ristoro. Una voce interiore che lo invita a rialzarsi, a prendere in mano il suo gesso emotivo, come Gianmarco Tamberi, per ripartire. Pensava di essere rimasto solo, di non poter raggiungere la meta, il monte Oreb, alla ricerca di quell’oro così dimenticato dagli uomini che si accontentano delle ricchezze del mondo e non sanno desiderare il cielo.
In questi giorni di agosto la chiesa ha vissuto il “Perdon d’Assisi”. L’eredità preziosa che Francesco d’Assisi ha lasciato ad ogni uomo; primatista per secoli nei “poveri in spirito”. Francesco è beato come pochi uomini nella sua categoria. E’ ripartito da zero, lasciando agli stolti e ai ciechi l’oro del mondo, per cercare fino all’ultimo respiro il senso profondo del nostro vivere: l’amore di Cristo e la sua misericordia, ricevuta e donata. Questo è l’uomo nuovo e ricco.
Mi sono commosso nel vedere una vittoria sportiva nell’atletica leggera, tanto desiderata e forse inaspettata, come vorrei piangere anche per tutte quelle anime, che come Elia, trovano il coraggio della fedeltà in questo tempo, dove tutto sembra precipitare, dove Cristo viene rifiutato ed escluso dall’olimpiade delle nostre storie. E’ lui il vero “oro”! Senza di lui non c’è gioia eterna, ma semplici emozioni temporanee, per quanto intense. Mi piace pensare che questi atleti come il profeta Elia, abbiano incontrato angeli senza saperlo, abbiano quella fede che tanto commuove Dio, così rara in tanti cristiani e nella chiesa.
“L'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Elia - Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb”. Dobbiamo lasciarci toccare il cuore da Dio, per ritrovare la forza per rialzarci e rimetterci in cammino. Se lo fanno gli atleti per un’olimpiade, tanto più la loro determinazione ci doni l’esempio per impegnarci a ricostruire le nostre vite. Quei quaranta giorni sono il simbolo di un’intera vita dedicata per una vera esperienza salvifica e non solo dei brevi tentativi.
Conosciamo la sconfitta e il fallimento, l’illusione e il pianto, la morte e il dolore, ma sono solo l’inizio di un cammino per farci umili e tornare con fede a sperare sul monte – l’Oreb. Lì c’è quel podio, offerto a tutti gli uomini che vogliono vivere ogni momento come un piccolo passo verso quell’oro che si chiama salvezza: Gesù risorto dona la pace e la gioia a suo tempo. Il tempo è prezioso, è come l’oro. Spetta a noi non sprecarlo.
d. Andrea
XVI^ domenica T.O. – anno B – 2021
Siamo sempre più attenti alla nostra alimentazione. Vuoi perché è aumentata l’informazione, vuoi per motivi di salute o di immagine, siamo diventati la generazione delle diete e degli integratori. Non manca però e non mancherà mai, l’eccezione di chi oltrepassa la soglia e il muro di cinta di buone e sane abitudini, perché siamo sempre alla ricerca di qualcosa che manca. Cerchiamo emozioni, ma soprattutto emozioni forti perché queste, hanno un’intensità per segnare la nostra vita, il tempo e la storia. Non ci accumuna la cultura o l’informazione, ma le emozioni, perché sono un’alimento universale.
Lo abbiamo visto in questi giorni. La nostra Italia sportiva, quella del calcio, del tennis, ha entusiasmato e portato tutti alla grande mensa. Credenti e non credenti siamo stati attirati da cibi rari e mai scontati. E’ inutile negarlo: le emozioni sono un alimento. Ci attirano, le sogniamo, le coltiviamo con l’acquolina in bocca sperando di digerire la sequenza degli eventi che possiamo solo sperare, e a volte assaggiare. E’ curioso: da una parte la situazione pandemica ci suggerisce e pretende poco cibo e qualche integratore relazionale, dall’altra parte, un’abbondanza di folla che sembra autorizzata ad un buffet senza limiti dove tutti sembrano finalmente amici e fratelli. Il menù a prezzo fisso non soddisfa mai l’animo umano e neppure lo stomaco.
“Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani,e pace a coloro che erano vicini” (Ef 2,13-17).
Come cristiano sogno e vedo il giorno in cui con la stessa intensità per cui si esulta per una vittoria sportiva, si gioisca per la Verità, per la carità. La verità è Cristo che è venuto ad abbattere ogni barriera di separazione, che ci impediva di gioire. E’ sua la vittoria sul peccato, sui pregiudizi, sulla menzogna e la morte. Una grande banchetto di cibi ed emozioni forti, che non permetterà di trattenere le lacrime di gioia per questo incontro e per questa vittoria spirituale. Sarà vera pace e armonia tutti uniti dallo stesso amore, accolto e condiviso oltre le fragilità e le miserie umane. Un risveglio che diventa comunione d’intenti, passione non superficiale ma disponibilità al sacrificio e alla fatica, perché tutto sia secondo la volontà di colui che ci salva con il grande alimento: la misericordia. E’ Cristo che para i rigori del nostro avversario - satana - che ci crede già sconfitti.
“Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,18-22).
Si piange per un traguardo raggiunto, come per una coppa alzata al cielo, lasciando a digiuno e nella tristezza chi l’ha solo annusata. Si può diventare nemici dopo una sconfitta, alimentandosi di emozioni che dividono e allontanano. Gesù umiliato e deriso non vince con la logica del mondo, ed esce sconfitto nella sua finale. Guardando a Cristo, amandolo, accogliendo la sua voce interiore che tocca nel profondo, ci viene data sempre l’opportunità di ripartire con amore e fiducia, nonostante tutto. E’ la Pasqua della vita che sempre si ripropone ogni giorno.
“Ci abbiamo creduto sempre … c’era qualcosa nell’aria”: non sono solo le parole di un buon allenatore, ma dovrebbero essere anche quelle del pastore, del genitore che si commuove e piange per quelle anime che si credono sconfitte, e che disidratate e stanche, si lasciano privare della speranza.
“Ci siamo divertiti e alla logica del singolo ha prevalso quella del gruppo, superando le inevitabili differenze di ciascuno, perché uno era il nostro desiderio: sognare un’impresa!”. Se lo diciamo per il calcio cosa dovrebbero dire le comunità cristiane e la chiesa, che hanno ricevuto l’annuncio dell’amore di Cristo sul mondo? Perché abbiamo poca fede nel nostro redentore? Perché ci lasciamo confondere da quelle voci che ci vogliono sempre uno contro l’altro?
“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'»” (Mc 6,30-31).
Gesù ci chiama in disparte, come un buon allenatore, che prima di preoccuparsi del gioco sa bene che la differenza la fa lo “spogliatoio”. L’uomo che sa vedere oltre le divisioni, il rancore, le ambizioni personali, la vendetta, l’amarezza, i limiti, edifica nello Spirito e crea un solo spirito, quello del gruppo, quello dei credenti, quello della gioia che può osare in ogni tempo imprese che tutti deridono e in molti hanno dimenticato.
Facciamoci custodi del tesoro che Cristo ci ha consegnato. In questi giorni dove le leggi fanno discutere, dove le leggi creano contrapposizioni e preannunciano un declino della volontà di Dio, quasi come se rifiutare Cristo e la sua parola, fosse una conquista e una vittoria sui diritti. Dobbiamo decidere se seguire le emozioni forti delle seduzioni o quelle di chi vuole rimanere fedele alla Verità. A ciascuno il suo alimento e le conseguenze della scelta.
d. Andrea
CORPUS DOMINI – ANNO B 202
Ogni istante si rischia il tutto per tutto. Non abbiamo il controllo di nulla, anche se certamente paura e prudenza, consapevolezza e percezione, possono aiutare nelle scelte e nel ridurre i rischi. Non passa giorno dove il mondo consegni informazioni sulla sorte di molte persone: incidenti mortali, malattie, violenze, guerre, licenziamenti, stragi, ecc.
Non sappiamo sempre il perché di certi eventi, e spesso ci troviamo disarmati e basiti di fronte a questi drammi. Sembra una roulette giornaliera dove qualcuno vince e qualcuno perde, a volte anche la vita. Che ci sia qualcuno che tira a sorte?
La sorte ci attira e qualcuno ne fa addirittura una dipendenza, un vizio, una mania, un cibo. Proprio per l’incertezza del futuro e per la fatica di accettare il presente, il mondo propone qualcosa su cui puntare, credere e investire speranza: il gioco! E’ il gioco che si trasforma in lotterie, schedine, gratta e vinci, concorsi a premi in denaro, le “ludopatie”, cioè quando il gioco ci rende anoressici o bulimici, consegnandoci uno stato di eccitazione desiderato, con tutte le disfunzioni e gli effetti collaterali della scelta, per alleviare l’angoscia interiore.
All’apparenza il gioco d’azzardo e la ricerca della buona sorte, sembra solo il desiderio di un po’ di fortuna a basso costo, ma nel tempo può creare dipendenza, impotenza, colpa, ansia, depressione, disturbi psicologici, lasciarci poveri e senza cibo.
Nel profondo dell’anima si nasconde il rifiuto di accogliere la fatica del cammino e la responsabilità che la vita ci consegna ogni girono. C’è il rifiuto o una grande inconsapevolezza di come cercare risposte di senso alle inevitabili angosce della vita e ai suoi digiuni. A livello spirituale, senza Dio e un cammino di fede tutto sembra legato al caso.
“Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all'udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno” (Mc 14,10-11).
Questo tempo di isolamento sta poi ampliando il gioco in “rete” per la facilità di accesso; si compie e si sceglie la propria sorte lontano dagli sguardi giudicanti, chiusi nella solitudine della propria prospettiva. Restiamo adolescenti negli atteggiamenti e nelle soluzioni, nella ricerca di guadagni facili. Se poi si vince, la buona sorte sembra “baciarti”, un bacio che può chiederti di tradire l’anima, il prossimo e i beni eterni.
“Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: «Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?». Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua” (Mc 14,12-16).
In quella stanza, Gesù ha compiuto il “gioco” della sua vita e quella nostra. Non ha fatto un azzardo ma una scelta precisa. Ha chiesto ai suoi amici di seguire un uomo con una brocca d’acqua, simbolo di un cambiamento profondo: il battesimo. Un sì che è un affidare la vita, non alla sorte ma, a Dio che ci ha scelto e che ci ama. Quelle brocca d’acqua ricorda l’amore di un incontro tra la Samaritana al pozzo e Gesù. Una donna che aveva gettato il suo cuore negli “slot” degli idoli del mondo, dei falsi amori, per mendicare affetto e ricchezze vane. Ora, prima dell’ultima cena, questa brocca è piena di salvezza e di verità ritrovata, e viene indicata per salvare.
Gesù sceglie la Pasqua come passaggio dalle dipendenze del mondo a quel memoriale che sta consegnando - Corpus Domini - per coloro che crederanno in Lui. Una cena che cambia la storia e che strappa ogni uomo dalla paura di fallire, dalla sorte, per consegnarci un percorso di fede, di amore vero contro la solitudine e la fame.
“E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio»” (Mc 14,22-25).
Gesù supera la sua angoscia con un gesto di comunione. Ci libera dall’isolamento, dai suoi inganni e dalle sue dipendenze. Gesù ha a cuore la sorte e la vita di ogni uomo. La sofferenza e la prova viene affrontata con un sapersi donare, per rinnovare l’alleanza con il Padre.
Gesù esce sconfitto dal mondo, ma vincitore in cielo, povero ma ricco di anime che ancora oggi lo scelgono come tesoro prezioso per curare ogni sofferenza e realizzare in pienezza i desideri più profondi. Nella gratitudine si affida al Padre e a lui tutto affida.
Per amore si può rischiare il tutto per tutto. Non c’è il caso ma un progetto di redenzione, che lontano dalla fede, dalla preghiera, dall’eucarestia, difficilmente si può scorgere e accogliere.
d. Andrea
PENTECOSTE – Anno B – 2021
“Mi sono rivolto al mio avvocato”. “Mi è stato consigliato di affidarmi ad un avvocato”. “Mi è arrivata la lettera dell’avvocato”. “Secondo l’avvocato si può procedere …”. Potremo continuare con molte altre affermazioni simili. Personalmente non ne ho mai avuto bisogno, per ora! Ho amici e validi collaboratori che esercitano la professione di avvocato, li ascolto sempre volentieri nella complessità delle loro casistiche nel tentativo di amministrare la giustizia.
VI^ di Pasqua – anno B – 2021
Guardi fuori, e se ci sono le condizioni per il viaggio, parti. Guardi dentro, e se hai forti motivazioni accompagnate da buone indicazioni, spesso arrivi. Non sempre dove pensavi!
IV^ domenica di Pasqua – anno B – 2021
Ho paura di morire! E’ un’affermazione che può diventare un dramma se non trova un valido sostegno. L’esperienza della morte ci viene raccontata tutti i giorni; entra nelle nostre case, nelle nostre vite, ma potrebbe trovarci impreparati nell’elaborarla, con il rischio di derive e traumi pericolosi a livello emotivo, psichico, con serie conseguenze sulla salute fisica e spirituale.
II^ domenica di Pasqua – anno B – 2021
La casa perfetta non esiste! Potremmo dirlo anche per un luogo di vacanze, per un lavoro, per una famiglia, per un rapporto affettivo. Sembra sempre che manchi qualcosa. Ogni esperienza, ogni ambiente, ogni relazione, rivela lentamente i suoi limiti. Quando poi parliamo di chiesa, tutto può precipitare ancora più velocemente. Ogni comunità cristiana nasconde nell’immaginario collettivo, nel suo dinamismo educativo e di fede, un continuo fermento di inquietudine, che può degenerare in sterile mormorazione e sfiducia, oppure nell’impegno di ritrovare e custodire un’armonia nascosta nel cuore. Tutti vorremo solo correggere e modificare qualcosa o qualcuno, ma con fatica comprendiamo che qualcosa è stato perso, e bisogna impegnarci per ritrovarlo insieme, in un dialogo paziente, con tanta misericordia reciproca.
Domenica delle Palme_Anno B – 2021
“L’ho ordinato ieri sera ed è arrivato questa mattina. Incredibile! L’acquisto in rete di un libro consegnato poche ore dopo, ormai decreta la morte di un “tempo”, di alcune modalità di fare economia”. Sono le parole scambiate con un amico, che possono introdurci nella settimana Santa.
IV^ Quaresima – anno B – 2021
“In quei giorni (IV° sec. a.C.) tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme. Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio” (2 Cr 36,14-16).
II^ domenica di Quaresima - anno B - 2021
“C’è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi”, disse un giorno Picasso. Non mi sono mai accontentato di quello che mi hanno insegnato. Mi è sempre piaciuto andare oltre. Non è stato un atteggiamento di sfida, di polemica, ma piuttosto la ricerca di un senso più profondo di ciò che mi era stato consegnato.
VI^ domenica T.O. – anno B – 2021
Il paradosso di questo tempo di fragilità, è la forzata lontananza da chi è più debole. Il Covid-19 ci ha resi quasi degli appestati. Dichiarati impuri, siamo diventati pericolosi per gli altri e per chi ci vive accanto. Portatori innocenti di malattia e di morte, per le persone già più deboli. Siamo stati isolati e segregati, nel miglior dei casi nelle stanze delle nostre case, o nei reparti ospedalieri, in quella camera interiore che ci ha consegnato una delle esperienze più difficili della nostra vita: essere emarginato.
IV^ domenica T.O. – anno B – 2021
Reagire! Ci fa bene. E’ il segno visibile per esprimere un disappunto, per dare una risposta emotiva diversa da quella proposta. Una svolta. Reagire, rivela a volte le intenzioni più profonde, quelle tenute nascoste a lungo per comodità, pigrizia, paura. Una nascita. Reagire è il coraggio di scegliere, di cambiare, approfondire e andare oltre il creduto. Una consapevolezza.
II^ domenica T.O. – anno B – 2021
Percepire! Mi ha sempre affascinato questa parola. L’ho sentita tardi nella mia vita. E’ sempre stata preceduta da: capire! La nostra educazione è spesso sbilanciata su ragionamenti che la nostra mente – mentalità – partorisce per definire giusto o sbagliato. Si spende tanta energia per consegnare a chi incontriamo un pensiero unico, che impedisce di vedere oltre, di esplorare la profondità e l’ampiezza della vita, cosi ricca di novità, cambiamenti e prospettive. Un mondo che boicotta su molti livelli – culturale, economico, politico e spirituale - quella possibilità di indagine, di speranza, consegnata agli uomini liberi, o per meglio dire, liberati da pregiudizi e paura. Percepire aiuta a non essere ingenuo e sprovveduto di fronte al male e alle sue seduzioni.
II^ domenica dopo Natale - Anno B – 2021
Per la scelta di vita che ho fatto, mi confronto spesso con chi perde. A ripensarci, il vero giorno in cui sono ri-nato, è stato quando è mancato improvvisamente mio padre per una leucemia. Avevo 17 anni. Una perdita che è diventata nascita. E’ iniziata in modo germinale, una nuova consapevolezza nel dare valore al giorno, alle scelte, alle relazioni e al modo con cui affrontarle. Orientare energie e pensieri verso ciò che appaga e riempie l’anima, era il pensiero e il desiderio dominante.
III^ domenica di Avvento – anno B – 2020
Non li porto, ma li benedico. Non porto anelli al dito, di nessun tipo, ma quando celebro il sacramento del matrimonio partecipo alla gioia degli sposi, alle loro promesse di amore, benedico i loro anelli con questa formula: “Signore, benedici ╬ questi anelli nuziali: gli sposi che li porteranno custodiscano integra la loro fedeltà, rimangano nella tua volontà e nella tua pace e vivano sempre nel reciproco amore. Per Cristo nostro Signore. Amen”.
I^ domenica di Avvento anno B - 2020
Porre buone domande, utili e preziose non è mai scontato. Per mia esperienza personale, questo accade solo nelle persone che attraverso la sofferenza, hanno saputo andare “oltre”, in profondità. Questo tempo ci consegna non solo una restrizione economica, dei limiti nei movimenti e negli incontri, ma una bassa marea che ci permette di mettere i piedi in luoghi irraggiungibili, sommersi dalle acque e in alcuni momenti impraticabili. E’ il tempo di una verifica delle nostre scelte, delle nostre priorità e valori, per ammettere errori e ricercare nuova sapienza. Non vogliamo solo ridurlo a un tempo di denunce, l’uno contro l’altro per sterili accuse. E’ tempo di verità. Non è solo l’inizio dell’avvento, in senso liturgico, ma del coraggio di essere una generazione nuova, un popolo che si consegna con consapevolezza a Dio, nella ricerca autentica della sua volontà.
XXXIII^ domenica T.O. – anno A – 2020
Non ho mai bevuto alcolici. Oggi assumo un po’ di vino quando celebro l’eucarestia. Mi concedo un brindisi quando sono in compagnia, niente di più. Ma senza volerlo o saperlo ogni giorno sono ubriaco! Lotto da anni per restare sobrio, per smettere di assumere informazioni inutili, incomplete, devianti e false che puntualmente ogni giorno il mondo propone.
Tutti i Santi - Anno A - 2020
Preparare lo zaino per salire in montagna richiede esperienza. Si impara che il superfluo pesa, non subito, ma ora dopo ora, giorno dopo giorno lungo il cammino. Negli anni lo zaino si è fatto sempre più sobrio, alla ricerca dell’essenziale, perché salire costa fatica. Certo la vetta è sempre motivo di soddisfazione, un obiettivo che ripaga, ma si impara presto che non tutto ha la stessa importanza nei momenti cruciali della vita. Discernere i desideri è importante per raggiungere l’obiettivo.
XXIX^ domenica_Anno A / 2020
Il desiderio di amministrare forme di potere è sempre seducente. Ci dà l’opportunità di dominare in una forma precisa: decidere cosa è o non è lecito. Chi ha responsabilità giudicanti (genitori, insegnanti, confessori, avvocati …) tenta di definire una linea netta e demarcata che delimiti l’area della liceità rispetto a quella dell’illecito. La cultura e le ideologie possono alterare gli equilibri che regolano la vita e le persone stesse. Si attuano forme di controllo per reprimere la libertà del singolo e della collettività che manifestano opinioni contrarie al regime, oppure, si può legittimare atteggiamenti e scelte che sono moralmente scorretti per evitare di recare danno al pensiero dominante e più conveniente (la pillola abortiva, l’eutanasia, il divorzio, l’utero in affitto, i matrimoni gay …).
XXVII^ domenica del T.O. – anno A – 2020
Con le migliori intenzioni, offriamo dei consigli a chi amiamo. Senza essere assillanti, nel rispetto della libertà che ci viene consegnata, ci spingiamo oltre i confini del semplice parlare, per avvisare chi cammina con noi del pericolo di certe scelte. E’ avvertire un pericolo prima che accada un evento irreparabile, prima di decisioni che possono ostacolare la vita e la salvezza personale e dell’altro. Così nella storia della salvezza, Dio lancia continui avvertimenti ai suoi figli. Lo ha fatto nel passato e continua a farlo oggi. Sarebbe ingrato continuare a restare sordi o insensibili a questi segni di amore, per non dire pericoloso! Qualcuno li può leggere come minacce, perché a volte, per lanciare un avvertimento si usano toni decisi, risoluti; comunque sia, nascondono sempre e solo un unico desiderio: la nostra felicità. Una verifica dei frutti prodotti.
XXV^ domenica del T.O. – Anno A 2020
A sei mesi dell’inizio del “lockdown”, sono ripartite le scuole in presenza! Dopo le misure di contenimento restrittive all’inizio della pandemia di Covid19, siamo riusciti ad avviare il nostro percorso scolastico. Ma chi ci ha istruito in questi mesi? Quale opportunità di crescita ci ha consegnato questo periodo? Quale consapevolezza? Quali priorità?
XXIII^ domenica T.O. anno A – 2020
C’è chi suggerisce di andare ad abitare a 600 m. di altitudine per i cambiamenti climatici; chi di costruire un rifugio, un pozzo e di fare scorte alimentari per 3 mesi; che la pandemia di covid 19 è un avvertimento per i cuori e le ossa inaridite, per la nostra conversione; che siamo invasi da ogni forma di idolatria e al degrado morale, dove non scandalizza più nulla e ogni abominio verso la vita è considerato legale o normale; che la Chiesa è allo sfacelo e i suoi ministri dei noncuranti, che ci aspetta una grande tribolazione e tre giorni di buio,… Di fatto non mancano gli spunti per fare profezie in questo periodo. Ma ci sono ancora profeti per farle? Ci sono ancora anime pronte a riconoscere che molti degli eventi che tanto ci colpiscono sono la conseguenza dei nostri peccati?
XVIII^ domenica T.O. anno A – 2020
E’ curioso: gli occhi guardano continuamente, non sono mai sazi di vedere; le mani per quanto toccano, non si stancano di accarezzare, di costruire; la bocca per quanto ingerisca non sazia mai definitivamente lo stomaco. Potremmo interpellare le neuroscienze per descrivere la “fame” che la nostra mente stimola e garantire la vita del nostro corpo, ma ci affidiamo come cristiani anche alle antiche parole del profeta Isaia: “O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide” (Is 55,1-3).