5 ciottoli

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Testo di riferimento Siracide 5,1-6,4

Sir 5,1 “Non confidare nelle tue ricchezze e non dire basto a me stesso”.

Il verbo greco che troviamo in questo versetto tradotto con confidare è “epecho” che vuol dire fissarsi, rimanere fermi, stare all’erta, concentrare l’attenzione su qualcosa. Il termine descrive la predisposizione ad attivarsi solo in vista di un determinato oggetto scelto, la volontà di restare fermi su di esso concentrando energie, desideri e sforzi per raggiungerlo, averlo e tenerlo. La leonessa quando caccia fissa ogni attenzione sulla preda, i suoi sensi sono all’erta e si attivano solo al suo rumore e al suo odore, nient’altro esiste e a nient’altro si dedica finché non la cattura. Epecho è simile a questo stato, vuol dire avere un unico focus e agire verso un unico obiettivo.

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Testo di riferimento: Siracide 3, 17-24

“Figlio, in mansuetudine il lavoro tu realizza”. La parola che viene tradotta con lavoro è ergon, un temine greco che identifica ogni attività dell’uomo e non solo uno specifico mestiere. Ergon  comprende tutte le azioni che un uomo compie, le sue opere, quello che fa, progetta e realizza.

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Testo di riferimento Sapienza 6,12-21

Chi si alza al mattino per cercare la Sapienza non si affaticherà, la troverà seduta alle sue porte (Sap.6,14).

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Testi di riferimento: Siracide 27,30;28,1-9;30,21-25

Sir 28,1: Chi si vendica presso il Signore troverà vendetta e (il Signore) terrà custoditi i suoi peccati. La vendetta nasce dalla decisione di infliggere una punizione per il torto subito, è la scelta di reagire  all’ingiustizia percepita ricompensando il colpevole come merita.  La nostra mente, di fronte al torto, è sempre tentata dalla reazione violenta, forte della convinzione che sia giusto, legittimo e perfino utile al bene, punire l’altro per quello che ha fatto. Il tipo di punizione e la modalità vengono decise quasi sempre arbitrariamente, in base alla quantità e al grado di rabbia che si prova per ciò che è accaduto.

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Sapienza 1,1

Amate la giustizia giudici della terra

Pensate del signore in bontà 

E in semplicità di cuore cercatelo

 

Il cammino della vita è fatto di innumerevoli sentieri. Ogni giorno troviamo incroci di fronte ai quali si sceglie che direzione prendere e da che parte andare, bivi che ci allontanano da un posto e ci avvicinano ad un altro.  Percorriamo vie larghe e trafficate che conducono a mete conosciute, o sentieri non tracciati dalla destinazione ignota. Deviazioni che ci portano a prendere strade non previste o viottoli sicuri che abbiamo sempre percorso.  L’uomo viaggia, nella terra e dentro se stesso, prende direzioni, individua mete, sceglie delle strade e ne scarta altre. Nessun viaggio è predefinito e ogni cambiamento di rotta è un cambio di destino. Il libro della Sapienza inizia con un passo che indica come viaggiare sulla terra e dentro al proprio cuore, su cosa basarsi quando si sceglie per orientare il cammino verso terre di luce e allontanarsi da luoghi di dolore e tenebra.

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Sapienza che orienta

Il labirinto sembra avere tante vie e tante direzioni, ma le sue strade non portano da nessuna parte se non al centro del labirinto stesso, in un vicolo cieco che imprigiona chi si trova al suo interno. La sua struttura è costruita in modo tale che risulti molto difficile per chi vi entra, trovare l’uscita. Il labirinto confonde perché la visione che fornisce è sempre limitata, parziale e ogni parete sembra uguale all’altra. Ti imprigiona anche se non ha sbarre, non ci sono punti di riferimento, l’orizzonte non si vede. Così ti inghiotte nei suoi cunicoli e domina il tuo cammino. Puoi passare tutto il tuo tempo lì dentro, passando sempre per le stesse vie senza riuscire mai ad arrivare in nessun posto. Non aiutano i soldi, il potere o le intelligenze umane a dirti dove sei e come uscire.

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